Piccole missioni, grandi successi

Economico, veloce ed efficace (“Cheaper, faster and better”), è questa la filosofia che guida l’Agenzia spaziale italiana nella realizzazione delle piccole missioni scientifiche. Un ciclo quinquennale di lavori che hanno già permesso e permetteranno in futuro di mettere in orbita strumentazione scientifica per studi astronomici, per l’osservazione della terra o per la realizzazione di misure ed esperimenti da effettuare nello spazio. Le dimensioni ridotte dei satelliti permettono di ridurne i costi di produzione del 10 per cento rispetto a missioni ordinarie. La semplificazione dei processi di sviluppo consente di arrivare al lancio in soli due – tre anni. Il tutto senza pregiudicarne le prestazioni. In numeri: le piattaforme satellitari hanno un peso totale inferiore ai 1000 chilogrammi e operano su orbite basse (Low Earth Orbit) tra i 300 e 1000 chilometri di quota con consumi massimi di energia elettrica attorno ai 500 watt.

Dopo il successo di Agile e David, le prime due missioni effettuate nel 1998, sono state prese in considerazione altre proposte e il secondo ciclo di esperimenti è stato annunciato proprio in questi giorni. Il meccanismo è semplice: “Indiciamo un bando nel quale comunichiamo alla comunità scientifica che siamo pronti a ricevere le loro proposte per fare nuove missioni”, spiega Giovanni Bignami, Direttore scientifico dell’agenzia, “di solito ne arrivano molte e tra queste, con il classico sistema di valutazione dei programmi scientifici, scegliamo quelle che sembrano più valide dal punto di vista del contenuto scientifico, della ricaduta tecnologica e della coerenza con le strategie di Asi”. Un programma che, grazie alla sua ciclicità, è divenuto un appuntamento fisso per la comunità scientifica internazionale conservando però un “taglio” su misura per la comunità italiana, “perché la aiutano a crescere stimolandone la creatività, l’intelligenza e al tempo stesso il senso di responsabilità nell’uso attento di risorse umane ed economiche”, prosegue Bignami.

Nonostante le collaborazioni straniere, il programma rimane di carattere nazionale, ed è secondo Bignami “una buona palestra per i nostri scienziati, che si preparano al meglio per partecipare all’avventura scientifica europea”. I ricercatori dell’Asi sono come direttori d’orchestra: da una parte interagiscono con altre strutture europee, dall’altra gestiscono i rapporto con le piccole e medie imprese chiamate a collaborare ai progetti. La struttura stessa del programma, infatti, offre la possibilità di effettuare anche piccole missioni applicative, che automaticamente aprono le porte a un mercato potenziale. Un esempio? Spiega Bignami: “L’Asi ha intenzione di lanciare una missione di osservazione della superficie della Terra in molti intervalli spettrali, per poi commercializzare i dati raccolti. Ciò significa che un’azienda o un ente pubblico che vuole fare un’analisi del territorio possono comprare i dati che noi raccogliamo”. Un modo per allargare l’orizzonte delle piccole missioni e far partecipare tutta la comunità italiana.

E i risultati sono positivi. Tanto che il programma è stato molto imitato in Europa. “I tedeschi ne hanno realizzato uno simile, ma con minore successo. Dimostrazione ne è il numero delle proposte per il primo ciclo: in Italia ne sono arrivate ben 56, loro ne hanno contate soltanto otto”, dice lo scienziato. Un segnale dell’effervescenza e della potenzialità culturale della nostra comunità scientifica. Chi presenta una proposta infatti deve realizzare un pacchetto completo costituito non solo dalla parte scientifica, ma anche da una nuova strumentazione, dalla piattaforma satellitare completa di tutti i sottosistemi necessari a sostenere il payload, dal lanciatore, e anche dall’indicazione dell’orbita e dei costi. Un impegno notevole che richiede competenza e maturità.

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