Le nubi di alta quota sono messe a repentaglio dalla combustione dei carburanti fossili. La scoperta, pubblicata su Science, è frutto della ricerca del team di David Fahey della University of Colorado. Oggetto di studio sono stati i cirri, nubi a forma di ciocca ben visibili quando il cielo è sereno. Sono le più distanti dal suolo e il rapporto di composizione delle particelle di ghiaccio e di vapore acqueo che le compongono viene alterato se si formano in presenza di acido nitrico prodotto da auto e industrie. In tal caso le particelle di ghiaccio – denominate dai ricercatori “delta-ice” – sono impure, e ciò genera uno squilibrio tra il ghiaccio e il vapore acqueo, con un surplus di quest’ultimo. Le nubi così formatesi sarebbero più rade rispetto al normale. Questo potrebbe avere effetti sui cambiamenti climatici: i cirri generalmente contribuiscono all’effetto serra, ma non si esclude che, facilitando la fuga nello spazio del calore sprigionato dal Sole, possano agire sul raffreddamento dell’atmosfera. Tuttavia queste ipotesi sono ancora lungi dal poter divenire certezze, visto che le ricerche sono state compiute solo su pochi campioni, e che ancora non si sa bene che relazione intercorra tra le nuvole e il calore del globo. Inoltre numerosi studi devono ancora essere condotti sulla chimica del delta-ice, che potrebbe anche essere d’aiuto agli scienziati nella comprensione degli impatti climatici delle scie formate dagli aerei. Nelle zone con alto traffico aereo, infatti, le scie sembrano avere un significativo effetto riscaldante sul territorio sottostante. (i.l.c.)
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