Più vista, meno naso

Impoverimento del senso dell’olfatto e potenziamento della capacità di visione a colori sembrano andare di pari passo nella storia evolutiva dei primati. Lo sostengono Yoav Gilad e collaboratori del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropolgy in Germania e del Weizmann Institute in Israele, in un articolo su PloS Biology. Le basi molecolari dell’olfatto sono date dall’esistenza di diverse copie di geni per i recettori olfattivi, molecole che “riconoscono” gli odori. Nei primati, molti di questi geni sono inattivi (“pseudogeni”). Scimmie del Vecchio Mondo e scimmie antropomorfe hanno circa lo stesso numero di pseudogeni, mentre le scimmie del Nuovo Mondo, fatta eccezione della urlatrice, ne hanno meno. Un’altra caratteristica è però condivisa da scimmie del Vecchio Mondo e scimmie urlatrici: la visione a colori tricromatica. In questo meccanismo visivo tre pigmenti proteici situati nella retina, le opsine, assorbono luce di diverse lunghezze d’onda (diversi colori), che poi il cervello elabora dando immagini pienamente cromatiche. Le scimmie del Nuovo Mondo possiedono di solito due geni per le opsine, ma le scimmie urlatrici, come quelle del Vecchio Mondo e antropomorfe, ne hanno tre. Secondo Gilad e collaboratori, l’aumento degli pseudogeni e la presenza di tre geni per le opsine sono eventi correlati: sono infatti comparsi indipendentemente nelle linee evolutive di scimmie del Vecchio Mondo e scimmie urlatrici, che non hanno antenati comuni esclusivi. Da qui l’ipotesi che l’evoluzione della visione a colori avrebbe coinciso con il deterioramento del senso dell’olfatto. (va.m.)

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here