Categorie: Spazio

Plato, a caccia di esopianeti con l’Esa

Di esopianeti ormai ne consociamo a centinaia. Negli ultimi tempi abbiamo assistito alla scoperta di pianeti più o meno simili alla nostra Terra e quindi osservati speciali perché potenzialmente in grado di ospitare la vita. Ma nessuno si è mostrato un candidato così ideale da far presupporre che la vita per come la conosciamo lì possa esistere davvero. Questo non significa che un esopianetacosì (o magari più di uno) non esisti, ed è per questo che l’Esa ha deciso di dare una spinta alla caccia di simil terre selezionato all’interno del suo programma Cosmic Vision 2015–25 il progetto Plato (Planetary Transits and Oscillations of stars).

Plato, la cui partenza è prevista per il 2024 e il cui costo, scrive la Bbc, sfiorerà il miliardo di euro, sarà un nuovo cacciatore di esopianeti operante nello Spazio. Il suo compito sarà quello di sorvegliare, grazie alle telecamere e ai 34 telescopi di cui sarà dotato, le stelle vicine (si fa per dire) cercando piccole variazioni della luminosità prodotte dal passaggio di esopianeti. Le analisi effettuale da Plato saranno combinate con le osservazioni da Terra per stimare la grandezza e la densità dei nuovi esopianeti scoperti.

Plato inoltre analizzerà l’attività sismica delle stelle osservate, stimandone età, massa e raggio. In questo modo la missione tenterà di capire qualcosa di più sulle condizioni che portano alla creazione dei sistemi solari, e quindi dei pianeti e alla nascita della vita.

La missione porrà un’attenzione speciale alla caccia di pianeti rocciosi, ovvero di quelle simil-terre o superterre che si trovano nella zona abitabile (in cui la temperatura è compatibile con la presenza dell’acqua allo stato liquido), e che potrebbero quindi potenzialmente ospitare la vita. “Quasi tutti i piccoli pianeti transitanti scoperti finora andavano oltre le nostre capacità tecnologiche di caratterizzarli” ha spiegato alla Bbc Don Pollacco della University of Warwick, a capo del Plato Science Consortium“Plato rappresenterà un game-changer, permettendo a molti pianeti simili alla Terra di essere rilevati e confermati e di esaminare le loro atmosfere alla ricerca di segni di vita”.

All’Esa spetta ora di definire la missione e di trovare quindi un partner industriale che costruirà l’osservatorio spaziale.

Via: Wired.it

Credits immagine: ESA – C. Carreau

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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