Tra le eredità della corsa agli armamenti ci sono ben tre milioni di chilogrammi di plutonio e uranio radioattivo. Materiale poco controllato, di cui è relativamente facile impadronirsi. E a un terrorista basterebbe averne pochi chilogrammi per costruire una bomba devastante. Evenienza non peregrina questa, considerata l’esiguità dei controlli di frontiera, il malfunzionamento dei sistemi di monitoraggio e il contrabbando e lo smarrimento di sorgenti radioattive dai laboratori e dagli ospedali. È questo il quadro emerso alla conferenza dell’International Atomic Energy Agency svoltasi a Stoccolma dal 7 all’11 maggio e organizzata in collaborazione con la World Customs Organization, lo Swedish Nuclear Power Inspectorate, l’Interpol e lo European Police Office. I dati presentati a Stoccolma sono allarmanti. A partire dal 1993 si sono verificati più di 370 episodi di traffico illecito, i gruppi terroristici afgani e giapponesi hanno già tentato di impadronirsi di armamenti nucleari e, stando a un rapporto del Dipartimento di stato americano, nel mondo ci sono ben 130 gruppi che costituiscono una potenziale minaccia nucleare. L’Iaea ha già messo a punto una serie di misure preventive, tra cui corsi di formazione e trasferimento tecnologico per aiutare gli Stati membri a migliorare la catalogazione del materiale radioattivo e a predisporre efficaci sistemi di monitoraggio e di protezione. L’Agenzia mantiene anche una banca dati degli incidenti noti. (f.n.)
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