Politica e idrogeno

Seth DunnIdrogeno, verso la sostenibilità dei consumi energetici(con un rapporto del WWF internazionale sull’Islanda)Edizioni Ambiente, 2002pp.118, euro 15,00L’affermazione di un’economia alimentata ad idrogeno è inevitabile, e segnerà un cambiamento epocale. Ma ci sono ancora numerose questioni tecnologiche da risolvere e delicate scelte politiche da compiere. E’ questo il quadro tracciato da Seth Dunn, ricercatore del Worldwatch Institute, prestigioso centro di ricerca ambientale indipendente di Washington, DC.L’avvento dell’idrogeno sarebbe l’ultima tappa di un avvicendamento secolare di fonti di energia: dal carbone, al petrolio, al gas naturale. L’idrogeno sarebbe il completamento naturale di questa sequenza. Infatti, le transizioni hanno due caratteristiche che puntano in questa direzione: in primo luogo, rappresentano un’evoluzione dai solidi, ai liquidi, ai gas; in secondo luogo, le molecole utilizzate contengono una percentuale sempre più alta di idrogeno. La nuova economia, secondo Dunn, sarebbe accompagnata anche da un rinnovato scenario politico: alla società del carbone, dominata dall’Inghilterra, e a quella del petrolio, governata dagli Stati Uniti, ne seguirebbe una caratterizzata da una distribuzione su scala globale del potere. Ma forse sarebbe prudente che analisi di questo tipo (dalle quali traspare la formazione da storico dell’autore) fossero fatte a posteriori, vista la complessità dei fenomeni in gioco.Le previsioni lasciano spazio, nel corpo del libro, a un’attenta e completa disamina delle fonti primarie dell’energia da immagazzinare nell’idrogeno, dei mezzi per trasportarlo e dei motori da esso alimentati. Sfortunatamente il testo non si sofferma sui concetti scientifici che stanno alla base di queste applicazioni, ma per farsene un’idea si possono consultare alcuni dei siti web riportati in appendice.Molto interessante è la presentazione delle decisioni cruciali che riguardano la transizione all’economia dell’idrogeno. In primo luogo la scelta del combustibile da cui estrarre l’energia primaria: l’opzione più comoda sarebbe quella di continuare a servirsi delle risorse fossili, ma questo non modificherebbe sostanzialmente il drammatico impatto ambientale dell’attuale consumo energetico. In secondo luogo, la questione delle infrastrutture: come convincere le aziende a sviluppare veicoli a idrogeno se non esiste una rete di distribuzione? E, d’altro canto, come indurre i governi a costruire le infrastrutture se le automobili non sono già sul mercato? Già in passato scelte critiche di questo genere hanno finito per privilegiare tecnologie peggiori di altre (il Vhs preferito al Beta, Windows preferito a Macintosh, imprese fallimentari come il Concorde o la Tv ad alta definizione). Solo un intervento statale può indirizzare le scelte nella direzione giusta, soprattutto attraverso incentivi per le tecnologie “a emissioni zero”. Ma quello che più conta è un cambio di mentalità: la scelta dell’energia va ponderata “from well to wheels” (dalla fonte alle ruote), cioè includendo nel conto anche i costi sociali, sanitari e ambientali della produzione. La scommessa è quella di superare la contraddizione fra un consumo energetico crescente e un ambiente sano.Il volume infine è corredato da un ricco apparato di note dalle quali si può risalire alle fonti dei dati presentati, e da un rapporto del Wwf su un esperimento di passaggio a un’economia interamente alimentata ad idrogeno, che ha trovato nell’Islanda un laboratorio ideale.

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