Politica ed economia di Internet

Geert LovinkDark FiberLuca Sossella editore, 2002pp. 286, euro 18,00Per anni Geert Lovink è stato uno dei maggiori analisti dei territori in cui la rete Internet incontra l’economia, la politica, l’azione sociale, l’arte. Un’intensa attività di saggista e di organizzatore di incontri internazionali ne ha fatto uno dei promotori della pratica della cultura innovativa di rete e della net-art, fondando già nel 1995 la mailing list www.nettime.org, ormai ampiamente riconosciuta come uno dei forum principali per la discussione e l’analisi della rete e delle sue possibilità. “Dark Fiber” ripropone (con l’introduzione di Franco “Bifo” Berardi) proprio numerosi scritti apparsi negli anni sulla mailing list. Confermando la sua posizione radicale e pragmatica di intellettuale di formazione nordeuropea, Geert Lovink offre la prima indagine complessiva della netcultura globale nei suoi primi dieci anni di vita, alla luce di una ridefinizione delle sue stesse prospettive future. Molti dei saggi raccolti parlano delle influenze economico-politiche e dei punti deboli dell’ideologia “di libertà” ancora oggi dominante nel ciberspazio: dall’estremo libertarismo di “Wired” alla sua involuzione economicista e neoliberista, dalla crisi della new economy al pessimismo radicale di molti filosofi europei.Le reti informatiche non sono più un fenomeno minoritario in mano ad accademici e programmatori, com’è stato fino alla metà degli anni Novanta. All’alba del XXI secolo Internet è infatti finita sotto il controllo delle società telefoniche, e la sua natura aperta e libera sembra essere schiacciata da logiche monopolistiche. Per proteggere Internet dal dominio delle corporation e dal controllo statale Lovink sente la necessità di una forte iniezione di competenza politica ed economica in tutta la comunità virtuale, nella convinzione che “sia lo Stato il nemico principale della Rete e che solo le forze di mercato possano creare un sistema di comunicazione decentrato, accessibile a ognuno di noi”. In assenza di una teoria generale della rete e in presenza di una forte influenza ideologica nella tecno-cultura, le innovazioni culturali vanno implementate dentro architetture di software e di rete”. Dal dialogo interno a Nettime ha preso le mosse il Net Criticism, una teoria di rete che assume un ruolo centrale perché copre un vuoto ideologico e tecnologico, che individua la nuova figura dell’Intellettuale virtuale, un “lavoratore della conoscenza”, un UTO, oggetto teorico non identificato. “La sua natura è tecnica. La libertà mediatica permette di rimescolare e campionare il locale e il globale fuggendo entro ibridi panorami digitali”, afferma Lovink nel disegnare le funzioni di questa figura totalmente nuova e mai definita completamente, un soggetto perennemente “under construction”.”Dark Fiber” si riferisce ai cosiddetti “cavi oscuri”, ovvero quella notevole quantità di fibre ottiche spesso inutilizzate perché in eccesso rispetto alle reali necessità delle compagnie telefoniche. Al momento, la “dark fiber” viene offerta in leasing a individui o a società per connettere diverse postazioni; in questo caso la fibra non è controllata né connessa alla compagnia telefonica, ma è l’individuo o la società stessa a renderla funzionale. Nello scenario mediatico attuale, Geert Lovink sottolinea dunque come la moneta corrente della società dell’informazione sia divenuta la larghezza di banda, e come siano gli stessi standard tecnologici il campo di battaglia politico e economico. È da questi presupposti che può prendere il volo una campagna “Reclaim the Net” per la libertà futura.

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