Premiata l’Irlanda da inventare

Un premio coraggioso, ottimista, discusso. La pace irlandese, ancora da compiersi nei fatti, ha ottenuto dalla prestigiosa commissione norvegese un riconoscimento ufficiale, che suona anche come un incoraggiamento. I cinque saggi di Oslo avrebbero potuto assegnare il Nobel per la pace a una dozzina di persone, tutte protagoniste dello storico accordo di Pasqua che ha messo un freno alla sanguinosa guerra nell’Irlanda del nord tra cattolici e protestanti. Ma alla fine sono rimasti in due a salire sul podio dell’ambito premio: John Hume, il leader cattolico moderato che da 25 anni predica la socialdemocrazia, e David Trimble, il protestante unionista che per la sua politica a favore della Gran Bretagna ha rischiato di essere considerato un traditore dai suoi ex compagni estremisti.

Ad un passo dal premio è arrivato anche Gerry Adams, eliminato, pare, all’ultimo momento. Il suo ruolo come capo del Sinn Fein, il braccio politico dell’Ira, è stato fondamentale durante lo storico incontro che ha preceduto l’accordo tra le due fazioni. Anche Clinton ha riconosciuto l’importanza di questa apertura al dialogo: “Senza l’apporto di Adams” ha dichiarato il presidente americano, “la pace sarebbe rimasta una chimera”. Ma tutto questo non è stato ritenuto una garanzia sufficiente per meritarsi un riconoscimento internazionale di tale portata. Adams, neo-ministro dell’Irlanda del nord, viene ancora accusato di controllare un intero arsenale nascosto nelle sei contee.

Premiare solo i leader delle due fazioni opposte era sufficiente: il mondo avrebbe comunque colto il messaggio. Questo Nobel è una sfida all’incoscienza di chi in trent’anni di guerra civile ha causato 3.500 vittime, perché si può vivere sotto lo stesso tetto anche quando la religione, la cultura e le idee politiche sono diverse.

“Questo premio – ha detto Hume all’indomani della designazione – non è un riconoscimento personale, ma un tributo al lavoro di tanti, a cominciare dai capi di governo irlandese, britannico e statunitense. La mia speranza è che la nuova Irlanda sia fatta da comunità cattoliche e protestanti che si rispettino e collaborino per trasformare il paese in una delle regioni più industrializzate d’Europa”. Trimble, che negli ultimi tempi si era contraddistinto per il motto “manteniamo la calma, manteniamo la pace”, nei giorni precedenti all’assegnazione – quando le quotazioni di Adams sembravano in rialzo – aveva lasciato trapelare tutte le sue perplessità di fronte a un eventuale riconoscimento per l’Ira.

Era dal ‘76 che il Nobel per la pace non veniva assegnato a favore della causa irlandese: in quell’anno furono premiati Betty Williams e Mairead Corrigan, fondatori dell’International Peace People Group. Il 10 dicembre toccherà a Hume e Trimble dividersi il miliardo e mezzo di lire del premio. Tony Blair, il primo ministro inglese, ha dato il suo benestare all’assegnazione di questo Nobel: “La scelta di Hume e Trimble è sacrosanta: per chi crede nella soluzione di pace in Irlanda non poteva andare meglio. Il premio è andato a chi se lo meritava”.

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