Processo all’etica cattolica

Giovanni BonioloIl Limite e il Ribelle. Etica, naturalismo, darwinismoRaffaello Cortina, 2003pp.218, euro 19,80Di fronte all’evoluzione delle scienze biomediche, sono sempre di più le voci che si levano a chiedere questo e quello, il divieto e il permesso. In Italia molto più che in altri paesi, l’etica cattolica ha un impatto notevole, al punto da rappresentare per molti la giusta via da scegliere. Ma l’universalità pretesa da molti cattolici è epistemologicamente sostenibile? No, è la risposta secca di Boniolo, la cui critica arriva fino al punto di dimostrare che è inutile la loro presenza nei vari comitati che dovrebbero legiferare in materia. Non gli si può dar torto: il dogma dell’infallibilità del Papa non consente mediazioni di sorta. Il dibattito con i cattolici è dunque necessariamente sterile, e diventa quindi un’inutile scontro inconciliabile. Nella parte più riuscita del volume, il filosofo smonta in sequenza gli argomenti più comuni contro l’eutanasia e il suicidio, con un tour de force logico-retorico di indubbia efficacia. Una sorta di invettiva politicamente scorretta che usa le armi della filosofia per difendere un’etica individuale e profondamente umanista, nella quale la fondazione stessa dei valori morali non può essere ricercata al di fuori della persona.In ambito etico, sono dunque due gli obiettivi polemici di Boniolo. Da un lato, chi cerca una fondazione metafisica della morale, facendo riferimento a entità esterne cui attribuire un potere normativo. Dall’altro, chi pretende di rintracciare nella natura l’origine di un sistema di valori e regole etiche. Teologi e naturalisti sono entrambi destinati al fallimento. Per i primi, l’esistenza di un’entità metafisica è assolutamente superflua, come ormai ampiamente dimostrato in diversi secoli di ragionamenti filosofici. Rispetto alla naturalizzazione, ciò che in realtà va riportato in ambito biologico è la capacità di formulare giudizi morali, non questa o quella morale. In poche parole, l’evoluzione ha creato la mente, rendendo possibile la creazione di culture sviluppate, ma sono poi le diverse culture a creare una rete di regole etiche da rispettare all’interno della comunità.Solo prendendo atto di questi limiti, insieme conoscitivi e ontologici, possiamo dirci darwiniani, raccogliendo l’eredità più profonda del naturalista inglese, e insieme essere “ribelli”: “il ribelle deve uscire dai canoni […] Molte le possibilità e molti gli obiettivi verso cui indirizzare la tensione; ma unico il perché del tendere, unico l’andar al di là. E mai si tende o si va al di là, se non da soli. Mai , se non come individui singoli.” (pp.201-203)Le riflessioni esposte nel corso del volume sono sicuramente convincente nella loro baldanza argomentativa e brillantezza linguistica. Gli stessi metodi risultano però eccessivamente rudi nel trattare la teoria dell’evoluzione e i suoi risvolti epistemologici, molto più ricchi di quello che Boniolo lascia intendere al lettore. L’indubbia chiarezza di ragionamento, basata soprattutto sulla metodologia della fisica e delle scienze “hard”, applicata alla biologia risulta così inevitabilmente limitata. Se quindi il nobile e condivisibile scopo di costruire un’etica laica e umanista viene raggiunto, rimane un sentore di arroganza intellettuale: giustificata nei confronti di chi vuole negare la libertà di scelta alla donna e all’uomo, un po’ meno nei confronti delle numerose visioni complementari della teoria dell’evoluzione.

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