Prodotti in laboratorio nuovi supervirus influenzali

La polemica sul virus H5N1 – che a lungo ha acceso i dibattiti scientifici, con sostenitori e contrari circa l’utilità di fare ricerca sui supervirus e quindi di pubblicare o meno gli studi sulle modifiche genetiche che rendevano il patogeno trasmissibile per via aerea tra i mammiferi – rischia di riaccendersi. Proprio mentre il mondo segue con ansia l’evolversi della situazione in Cina, a causa della della diffusione del virus H7N9, che ha già causato 127 casi di infezioni e 27 morti.

A innescare la polemica potrebbe essere lo studio, pubblicato su Science, in cui un team di ricercatori spiega come sia riuscito a produrre ibridi del virus dell’aviaria H5N1 e dell’H1N1, responsabile dell’ influenza suina del 2009, che in alcuni casi si sono mostrati capaci di trasmettersi per via aerea tra i porcellini d’India. E con la caduta della moratoria sulla ricerca sul supervirus potremmo aspettarci altri studi del genere, fa notare Nature News.

Gli scienziati guidati da Hualan Chen dell’Harbin Veterinary Research Institute dell’Accademia cinese delle scienze, sono riusciti a produrre questi ibridi mescolando frammenti genetici del virus H5N1 con quelli H1N1 in diverse combinazioni, riuscendo a creare 127 diversi remix virali. Di questi, alcuni particolari costrutti genici, rendevano l’ibrido risultante capace di trasmettersi tra una gabbia e l’altra dei roditori (anche se nessuno di questi è morto dopo aver contratto i virus ibridi). Tutti i riarrangiamenti contenevano il gene dell’ emoagglutinina (Ha) di H5N1 – quello al centro delle modifiche genetiche per trasformare il virus in un supervirus – e diversi geni di H1N1, mix capaci di promuovere più o meno la trasmissione aerea.

Sebbene quanto fatto dai ricercatori sia stato pilotato in laboratorio, riarrangiamenti genetici del genere possono avvenire anche in natura, quando entrambi i virus si trovano nella stessa cellula. E considerando che H5N1 e H1N1 possono condividere zone di diffusione e in alcuni casi anche le specie, questa possibilità non è del tutto remota.

Per Chen, se tali riarrangiamenti dovessero avvenire in natura il rischio di pandemia sarebbe quindi probabile. Anche se il potenziale patogeno degli ibridi ricreati in laboratorio è poco noto, per una serie di motivi. Primo: i porcellini d’India non sarebbero il modello ideale per studiare i supervirus, anche perché più soggetti a infezioni grazie ad alcuni recettori sulle vie aeree simili a quelli degli uccelli. Inoltre, l’esposizione al virus H1N1 (o al vaccino) potrebbe aver dato una qualche immunità nei confronti di altre infezioni influenzali (mix virali compresi), come già hanno mostrato alcune ricerche sul tema.

Jeremy Farrar, direttore dell’ Oxford University Clinical Research Unit di Ho Chi Minh City, (Vietnam), commentando i risultati della ricerca ha detto: “Credo che questo studio sia fondamentale per comprendere i meccanismi dell’ influenza, ma questi lavori, ovunque nel mondo, hanno bisogno di essere strettamente regolamentati e condotti nelle strutture più sicure, che sono registrate e certificate secondo gli standard internazionali comuni”. 

Via: Wired.it

Credits immagine: uafcde/Flickr

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