Progetto per salvare le vetrerie di Murano

L’ossicombustione potrebbe rendere la lavorazione del vetro di Murano compatibile con l’ambiente. La nuova tecnologia che consiste nell’uso di ossigeno puro al posto dell’aria per il funzionamento dei forni fusori, verrà sperimentata per due anni da cinque vetrerie nell’isola di Sacca Serenella (Venezia). E’ quanto stabilisce un protocollo d’intesa siglato dal comune di Venezia, da Artambiente (che raggruppa quasi tutte le imprese muranesi aderenti all’accordo) e dal Gruppo Saplo (azienda leader nel comparto dei gas tecnici e medicinali). Gli attuali impianti di produzione del vetro, infatti, emettono sostanze altamente inquinanti, ma al tempo stesso danno lavoro a circa mille persone e sono il fulcro di una tradizione artigianale che dura da secoli e che tutto il mondo ci invidia. La nuova tecnica renderebbe il processo della combustione più efficiente oltre che più pulito. Infatti, l’eliminazione dell’azoto e la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, di metalli pesanti, di gas inquinanti (oltre che delle emissioni sonore) permetterebbero un notevole risparmio di combustibile. Di conseguenza, un miglioramento della qualità e della lavorabilità del vetro e una diminuzione dei costi di investimento. Il progetto prevede la costruzione di tubazioni per il trasporto dell’ossigeno gassoso da Porto Marghera, sede dello stabilimento Saplo, a ciascuna delle vetrerie di Murano, e la conversione dei forni fusori da combustione aria – gas naturale a combustione ossigeno – gas naturale. Ai fini dell’attuale esperimento tuttavia sarà impiegato ossigeno liquido facilmente trasportabile dalla terraferma a Murano. (d.d.v.)

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