Prove tecniche di agricoltura nello Spazio

L’agricoltura potrebbe sbarcare sulla Luna e su Marte per consentire agli astronauti di avere una fornitura continua di verdura fresca. Se ne parla da tempo e in particolare ne è parlato nei giorni scorsi anche a Roma, in occasione del workshop “Agrispazio, colonizzare Luna e Marte per nutrire la Terra”. All’appuntamento era presente anche l’Agenzia spaziale italiana che ha presentato il modello “ExoMars”, un progetto per la coltivazione di verdure su Marte. L’evento è stato organizzato, nell’ambito degli incontri legati a Expo 2015, dalla Regione Lazio, dell’Università di Tor Vergata e da Lazio Innova.

Ma perché ostinarsi a coltivare le verdure nello Spazio? Uno dei problemi che l’essere umano incontrerà durante l’esplorazione dello Spazio e la colonizzazione dei pianeti – non così lontana come ipotesi, con la Nasa che mira a conquistare Marte entro il 2030 – è proprio quello dell’approvvigionamento di cibo. L’obiettivo dell’autosufficienza alimentare è infatti prioritario per poter pianificare un programma così ambizioso. Ma va anche detto che lo sviluppo di questa tecnologia potrebbe avere un utilizzo non solo “spaziale”. Una volta messa a punto, infatti, potrebbe essere applicata a particolari contesti ambientali sul nostro stesso pianeta. “I sistemi sviluppati per questo tipo di colonizzazione”, spiegano dall’Agenzia spaziale italiana: “potrebbero essere poi utilizzati sulla Terra per produrre cibo in condizioni estreme”.

I primi test verranno presto effettuati sulla Terra, simulando condizioni il più simili possibile a quelle presenti sugli altri pianeti. Due i programmi ai nastri d partenza: il primo si svolgerà alle Hawaii con la partecipazione alla spedizione Hi-Seas di Cyprien Verseux, un dottorando del gruppo di Daniela Billi, Astrobiologia e biologia molecolare di cianobatteri di ambienti estremi presso l’Università Tor Vergata. Il secondo, chiamato Eden, è stato avviato il 21 luglio in Antartide presso la base di ricerca tedesca vede la partecipazione di Giorgio Boscheri della Thales Alenia Space.

“La nuova frontiera dell’esplorazione spaziale”, ha dichiarato all’Ansa Salvatore Pignataro dell’Agenzia spaziale italiana “è andare oltre l’orbita bassa e a questo scopo è fondamentale riuscire a creare una biosfera artificiale, utilizzando tecnologie biogenerative basate su alghe, funghi e microrganismi in sistemi a ciclo chiuso”.

Ma va ricordato che fare agricoltura nello Spazio non vuol dire solo far crescere piante, ma anche creare un terreno adatto a questo scopo. I test preliminari si stanno concentrando infatti anche sulla coltivazione di cianobatteri su un substrato simile a quello che gli astronauti potranno trovare in futuro su Marte. “Le prime prove” ha riferito all’Ansa Daniela Billi: “dicono che è possibile. Sono infatti batteri molto resistenti e, facendoli moltiplicare, si ottiene una biomassa che da un lato è in grado di modificare l’atmosfera, arricchendola di ossigeno, e dall’altro di agire come un fertilizzante. In futuro sistemi autosufficienti alimentati da questi batteri potrebbero essere autonomi, completamente svincolati dall’intervento dell’uomo”.

Riferimenti: Asi

Credits immagine: via Thales Group

 

Gianluca Casponi

Meteorologo a tempo perso, insonne a tempo pieno. Potenziale medico. Mancato astronauta. Mancato pilota. Ora giornalista perché così posso fare tutto insieme.

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