Categorie: Società

Quando gli antenati mangiavano le ostriche

La scoperta dell’agricoltura fu sì una rivoluzione nella storia della civiltà umana, ma meno improvvisa di quello creduto finora. Il ritrovamento, nei pressi del Mar Baltico occidentale, di alcune “pentole” risalenti a 6000 anni fa, e dei resti di cibo contenuti al suo interno, suggerisce infatti che pur avendo scoperto il modo di coltivare i campi, i nostri antenati non preferirono subito i prodotti dell’orto a quelli selvatici della caccia e della pesca. Almeno nel Nord Europa. È quanto sostengono i ricercatori dell’Università di York e dell’Università di Bradford, in uno studio pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences.

Per far luce sulle abitudini alimentari degli abitanti del Nord Europa, gli scienziati hanno studiato 133 “pentole” di ceramica del Neolitico rinvenute tra Danimarca e Germania, analizzando la natura chimica dei resti contenuti all’interno, per esempio misurandone la composizione isotopica. Si tratta di reperti risalenti al 4000 a.C., periodo in cui gli scienziati credono che abbia avuto inizio lo sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento.

I ricercatori hanno così scoperto che i grassi e i resti di cibo conservati nelle pentole suggeriscono che a essere cucinati, in quel periodo, fossero in buona parte pesci e altri animali d’acqua dolce, sia nelle regioni più costiere che in quelle più interne. Infatti, la composizione degli isotopi di carbonio è tipica di organismi acquatici di queste regioni e, come hanno spiegato gli scienziati, i pasti più comuni di queste popolazioni erano probabilmente ostriche, calamari, anguille, cozze e aringhe.

Risultati inattesi, secondo Oliver Craig dell’University di York, a capo della ricerca: “Lo studio dimostra che le popolazioni intorno alla regione del Baltico occidentale continuarono a mangiare risorse marine o di acqua dolce a dispetto dell’arrivo di animali domestici e piante. Quindi sebbene l’agricoltura si diffuse rapidamente nella regione, non causò un cambio così radicale dalle abitudini di caccia e pesca come creduto fino a oggi”.

Riferimenti: Proceedings of the National Academy of Sciences  DOI: 10.1073/pnas.1107202108

Credits immagine: Anders Fischer 

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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