Psicologia, quando l’arte può guarire

La forza cromatica dei quadri di Botticelli per curare alcune forme d’ansia. I dipinti di Caravaggio per individuare i disturbi della sfera sessuale. E, per interpretare i problemi del rapporto madre figlio, le Madonne di Bellini che reggono tra le braccia un bimbo ancora in fasce ma volgono lo sguardo sempre altrove. E ancora altri capolavori dell’arte figurativa per individuare i disturbi dissociativi. Sono i temi studiati dall’associazione “Arte e psicologia -Gruppo di studio interdisciplinare”, istituita recentemente a Firenze per elaborare un’interpretazione integrata delle opere d’arte e soprattutto il loro possibile impiego nella diagnosi e nella terapia di alcuni disturbi psichici.

Tra i suoi fondatori c’è Graziella Magherini, la psichiatra e psicoanalista che nel 1989 ha individuato la cosiddetta Sindrome di Stendhal, lo smarrimento che a volte coglie chi guarda un’opera d’arte. Dal 27 al 29 aprile Magherini parteciperà al Convegno internazionale sull’autoritratto che si terrà nel capoluogo fiorentino, con una relazione sull’autorappresentazione di Artemisia Gentileschi. E intanto uno dei gruppi di studio dell’associazione sta esaminando ‘la strage degli innocenti’, un altro dei quadri più discussi della pittrice dal tragico destino – il suo stupro e il processo che seguì sono stati esaminati di volta in volta da storici dell’arte, studiosi di storia sociale e di storia delle donne.

Sebbene non tutto il mondo scientifico approvi l’approccio di “Arte e psicologia”, gli obiettivi dell’associazione sono perlomeno suggestivi. Infatti, attraverso l’analisi delle opere d’arte, si propone due obiettivi: utilizzare l’arte come terapia e vivificare la museografia. Senza trascurare nessuna epoca, stile o artista. La chiave di lettura adottata per interpretare le opere è quella della psicodinamica che rivolge particolare attenzione agli impulsi e alle motivazioni e si rifà all’interpretazione dell’inconscio di Freud e dei suoi successori. Ma in che senso l’arte può essere utilizzata come terapia? Galileo lo ha chiesto direttamente a Graziella Magherini.

“L’osservazione di un quadro famoso accompagnata da un operatore e da un’adeguata preparazione, può aiutare a individuare disturbi dissociativi a cui talvolta è difficile dare un nome. E comunque l’arte come terapia deve essere intesa in diverse accezioni. Da una parte c’è la visione dell’opera e le reazioni che suscita in chi la osserva. In alcuni casi come in quello della Sindrome di Stendhal e in molte opere figurative del periodo rinascimentale, un’immagine di forte impatto estetico può colpire zone confuse della mente dei pazienti e aiutare loro a dare un nome ad alcune turbe. Nei casi delle autorappresentazioni invece il quadro funziona come uno specchio, un disvelatore di identità per chi lo osserva. Oltre ovviamente a raccontare la storia dell’artista che lo ha realizzato. Come accade nel caso della Gentileschi: i colori tetri delle rappresentazioni raccontano la sua storia. In questi due esempi, l’opera d’arte diventa non solo uno strumento di diagnosi dei disturbi ma anche un’utile terapia psicanalitica”.

Avete già utilizzato questi sistemi come terapia?

“Sì, e non solo nei casi di persone affette da disturbi psichici. Questa terapia si è rivelata infatti un utile supporto al processo di crescita degli adolescenti. In questi casi il quadro riesce a colpire la loro emotività e serve a dare un nome alle emozioni”.

Quali sono i prossimi programmi della vostra associazione?

“Gli esperti di ‘Arte e psicologia’ che hanno varie competenze (storici dell’arte e psicologi e altri operatori del settore) continueranno a studiare le opere d’arte per allargare la possibilità di un’analisi critica. E questo mese uscirà anche la prima pubblicazione di una collana ‘Arte e psicologia’ dedicato a Giovanni Bellini pubblicata da un giovane editore fiorentino Nicomp. Il secondo, già in stampa, sarà dedicato al collezionismo. Inoltre l’associazione pubblicherà anche un foglio-notizie. Ma ovviamente tutte le nostre novità si possono vedere sul sito dell’associazione di Auxologia”.

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