Ambiente

Quanta plastica c’è negli oceani?

Si trova in tutti i mari e gli oceani del mondo, ma finora nessuno aveva calcolato quanta plastica galleggiasse effettivamente nelle acque del pianetaMarcus Eriksen del Five Gyre Institute e colleghi hanno messo a confronto i dati derivanti da 24 spedizioni oceanografiche tra il 2007 e il 2013, arrivando a stimare che sono più di 5 mila miliardi, per un totale di oltre 250 mila tonnellate, i frammenti di plastica a mollo negli oceani. Lo studio è stato recentemente pubblicato su Plos One.

Secondo i dati forniti da Legambiente lo scorso agosto, solo nel Mar Adriatico si possono contare in media 27 rifiuti galleggianti (la maggior parte plastici) per ogni chilometro quadrato, con importanti conseguenze per l’ecosistema marino. Eriksen ha raccolto i dati provenienti dai cinque principali vortici oceanici, dalle coste dell’Australia, dal Golfo del Bengala e dal Mediterraneo, integrandoli in un modello che tenesse conto delle correnti marine e del vento. In questo modo, è stato possibile stimare non solo la quantità di rifiuti plastici presenti negli oceani, ma anche la loro distribuzione.

Lo studio ha evidenziato che lungo la linea costiera sono presenti i frammenti di plastica più grandi, mentre nei vortici oceanici è possibile ritrovare solamente microframmenti. Sorprendente per i ricercatori è stato constatare che anche nelle regioni più remote (ad esempio quelle subpolari), vengono riscontrate particelle di plastica. L’ipotesi è che i vortici principali agiscano da trituratori, che sminuzzano e disperdono nell’ambiente la più voluminosa plastica costiera.

Ma che fine fanno queste tonnellate di plastica galleggiante? I ricercatori hanno notato che i frammenti inquinanti sulla superficie marina sono in realtà meno di quelli previsti. Questo suggerisce che possano esistere meccanismi di rimozione, come degradazione da raggi Uv, spiaggiamento, ingestione da parte della fauna marina o degradazione microbica. Se questi fenomeni contribuiscono a rimuovere parte della plastica dagli oceani, in alcuni casi possono però anche andare a incorporare queste particelle inquinanti nella catena alimentare, con conseguenze sulla salute degli organismi coinvolti (compresi noi esseri umani). “Le nostre scoperte mostrano che le aree di rifiuti nel bel mezzo dei cinque vortici subtropicali non sono il luogo di destinazione finale per la spazzatura di plastica galleggiante del mondo”, commenta Eriksen. “La fase finale per la micro-plastica è l’interazione con l’intero ecosistema oceanico”.

Riferimenti: Plos One DOI: 10.1371/journal.pone.0111913

Credits immagine: John Schneider/Flickr CC

Alessandra Ballone Burini

Laureata in Biologia Applicata, capisce ben presto di preferire mouse e tastiera a camice e microscopio. Mentre lavora come copywriter nell'editoria per bambini, nel 2014 frequenta il Master SGP all'Università “La Sapienza” di Roma.

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