Categorie: Spazio

Quanti pianeti ci sono nella Via Lattea?

Un centinaio di miliardi. Milione più, milione meno, tanti sarebbero i pianeti all’interno della nostra galassia, organizzati in numerosissimi sistemi planetari. È quanto emerge da uno studio del California Institute of Technology (Caltech) di Pasadena che, prendendo a modello i corpi celesti orbitanti intorno alla stella Kepler-32 ha stimato l’abbondanza planetaria della Via Lattea. L’analisi, che verrà pubblicata su Astrophysical Journal, parla di un numero da capogiro: 100 miliardi di pianeti, ovvero circa uno per stella. Un numero che, come precisano gli esperti, è da considerarsi senza dubbio al ribasso.

È la prima volta, come scrivono alla Nasa, che dei ricercatori prendano in considerazione il sistema planetario di una nana di tipo M (Kepler-32 appunto, che conta cinque pianeti) – i più comuni nella Via Lattea, visto che le nane M costituiscono i tre quarti di tutte le stelle che la popolano – per stimare l’abbondanza planetaria della nostra galassia. Per farlo gli scienziati hanno combinato insieme la probabilità di scovare pianeti con un orientamento simile a quelli di Kepler-32 con il numero di sistemi planetari identificabili del telescopio spaziale Kepler (il cacciatore di esopianeti). Il numero che ne emerso, cento miliardi, è il prodotto di questi calcoli e, sebbene stratosferico, va comunque considerato per difetto. I ricercatori infatti, oltre a considerare solo i sistemi basati su nane di tipo M, hanno escluso dalle loro stime i pianeti orbitanti lontano dalle loro stelle. Così che, rifacendo i calcoli, si potrebbe parlare circa di due pianeti per ogni stella all’interno della Via Lattea.

Tra i cento miliardi ipotizzati dagli scienziati potrebbero nascondersi anche esopianeti potenzialmente abitati (o abitabili da qualche forma di vita). Se infatti si tratta di sistemi planetari in genere molto diversi dal nostro Sistema solare (di ridotte dimensioni e con pianeti molto vicini alla propria stella), i loro soli sono piccoli e freddi, il che non esclude la presenza di corpi celesti che si trovino nelle cosiddette zone abitabili (aree temperate, in cui l’acqua possa esistere in forma liquida). 

Studiare e stimare l’abbondanza planetaria non serve agli scienziati solo a ipotizzare eventuali mondi paralleli, abitati da qualche forma di vita, ma è utile perché permette di avere materiale per studiare come questi si siano formati. Nel caso del sistema orbitante intorno a Kepler-32 si crede che i pianeti abbiano avuto origine da un disco planetario intorno alla stella. Da qui si sarebbero formati i pianeti, ma lontano da Kepler-32, un tempo più calda e più brillante.

Riferimenti: Caltech

Credits immagine: Pat Rawlings/NASA/Wikipedia

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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