Società

Quanto sei “fatto”? Te lo dice una app

Altera la memoria, i tempi di reazione e l’attenzione. Ma valutare esattamente gli effetti del fumo di cannabis sul nostro organismo non è cosa semplice. Ora, un team di ricercatori dell’Università di Chicago ha messo a punto “Am I Stoned”, un prototipo di app presentato durante la conferenza annuale dell’American Society for Pharmacology and Experimental Therapeutics, che potrebbe riuscire a farlo: aiuterebbe i consumatori di marijuana a capire come questa sostanza stia agendo sul loro organismo, attraverso una serie di semplici attività da svolgere sul proprio smartphone. Pensata per fornire un’indicazione che permetta ai consumatori di evitare l’abuso della sostanza. Questo ovviamente nei paesi in cui il consumo di cannabis e derivati è ormai diventato legale. Ben differente invece la situazione in Italia, dove la sostanza è legalizzata unicamente per precisi scopi terapeutici.

(Foto: Harriet de Wit)

Per ora, i ricercatori hanno chiesto a 24 consumatori di cannabis (non abituali) di assumere nel loro laboratorio una capsula contenente un placebo oppure dai 7,5 ai 15 milligrammi di tetraidrocannabinolo (Thc), il principale composto psicoattivo della marijuana. I partecipanti hanno poi dovuto completare su un computer alcune attività per valutare velocità cognitiva, tempo di reazione, capacità motorie e memoria, e altre attività su un app per smartphone. Né i partecipanti né i ricercatori sapevano chi avesse ricevuto il placebo e chi il Thc.

(Foto: Harriet de Wit)

Il team di ricercatori è riuscito a rilevare che le prestazioni dei consumatori erano state compromesse dal consumo di Thc in tre delle quattro attività svolte sul computer e una sullo smartphone. Inoltre, lo studio ha dimostrato che i consumatori erano, in generale, consapevoli dei loro deficit. “Gli effetti del Thc sulle prestazioni possono essere sottili, quindi abbiamo bisogno di attività altamente sensibili per rilevarne i danni”, spiega l’autrice Elisa Pabon. “Probabilmente le attività del computer sono state più sensibili agli effetti del Thc rispetto a quelle dello smartphone perché erano più lunghe (15-20 minuti rispetto a 5-7 minuti)”.

Sebbene la app non intenda prevedere la capacità di una persona di guidare o di svolgere altre attività che potrebbero causare problemi legati al consumo di cannabis, i ricercatori hanno riferito di voler utilizzare questi risultati per sviluppare un’app che potrà essere utilizzata da tutti i consumatori per valutare le proprie prestazioni. “Uno dei nostri obiettivi è che l’app migliori la sicurezza del consumo di cannabis rendendo i singoli utenti più consapevoli dell’effetto che ha la sostanza su di loro”, spiega il co-autore Harriet de Wit, dell’Università di Chicago. “Raccogliendo dati dagli utenti, inoltre, l’app contribuirà a migliorare ulteriormente le conoscenze scientifiche su come la cannabis colpisce chi ne fa uso”.

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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