Quell’asteroide ci minaccia

Un asteroide di 700 metri di diametro potrebbe impattare con la Terra nel 2049. E distruggere la vita di un intero continente. L’allarme è stato lanciato dagli astronomi che hanno elaborato i dati forniti lo scorso febbraio dal Minor Planet Center di Cambridge (Usa). 2002 CU11, questo il nome dell’asteroide o Near Earth Object (Neo) come viene chiamato dagli studiosi, è stato subito messo sotto osservazione attraverso una rete di controllo che ne aggiorna quotidianamente i dati e le possibili evoluzioni. Attraverso il robot Clomon 2 dell’Università di Pisa e il sistema di calcolo Sentry, del Jet Propulsion Lab di Pasadena (Usa), è possibile verificare i dati ogni pochi minuti, mantenendo sotto stretta sorveglianza l’asteroide.

Come avvenuto in altre occasioni, in futuro l’allarme potrebbe rientrare. Ma l’asteroide 2002 CU11 è piuttosto diverso rispetto agli altri Neo e secondo gli studiosi dovrebbe destare maggiore attenzione. Innanzi tutto per la sua probabilità di impatto, pari a 1 su 9.300, ben maggiore, dunque, di quella di 1999 AN10 (1 su un miliardo), l’asteroide che qualche anno fa conquistò le pagine di tutti i giornali. Inspiegabile, in questo senso, è il silenzio dei mass media, che hanno finora ignorato la notizia, ma anche il disinteresse dei governi e di parte della stessa comunità scientifica. Ma qualcuno comunque non lo ignora. E, anzi, lavora per capire quale sia il rischio che corre il nostro pianeta. Tra questi Andrea Milani, professore di Fisica Matematica presso l’Università di Pisa.

Professor Milani, non è la prima volta che un asteroide minaccia la Terra. Perché questa volta la notizia è passata sotto silenzio?

“Noi scienziati che lavoriamo in questo campo abbiamo difficoltà tremende a farci ascoltare e a ottenere risposte ragionevoli ai nostri appelli. Non importa con quanta cautela noi presentiamo i fatti: otteniamo o l’indifferenza più totale, come nel caso di 2002 CU11, o un clamore scandalistico del tutto ingiustificato. Come pare che stia per succedere per un altro asteroide, chiamato 1950 DA, che ha altrettante possibilità di impatto ma tra più di 800 anni. Per di più la sua situazione è nota da più di un anno. Ogni tanto un caso del genere conquista le prime pagine dei giornali, si fa un po’ di clamore e magari un po’ di pettegolezzo contro gli scienziati, ritenuti sempre in qualche modo manchevoli, anche se lavorano a tempo pieno e combattendo con una ridicola mancanza di mezzi. Nel frattempo nessuno prende le decisioni di politica scientifica necessarie per contribuire a diminuire il rischio. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche italiano, per esempio, ha ripetutamente rifiutato di considerare quello dei Neo come un argomento degno dell’attenzione della ricerca scientifica”.

Ma quando si potranno avere dati più precisi sulle probabilità di impatto? E soprattutto: quanto tempo occorrerebbe per agire efficacemente su 2002 CU11?

“In effetti non posso prevedere quando verranno effettuate abbastanza osservazioni da consentirci di escludere l’impatto. E’ possibile che 2002 CU11 resti sulla ‘risk page’, cioè nella lista degli asteroidi che possono colpirci, ancora per dei mesi, e questo soprattutto se gli astronomi che dispongono dei telescopi più potenti continuano a mostrare indifferenza verso il problema. A ogni modo per prevenire un impatto nel 2049 non c’è nessuna fretta, abbiamo tutto il tempo di studiare come intervenire nel caso fosse necessario, e del resto abbiamo già cominciato a pensarci”.

Cosa si potrebbe fare, utilizzare la tecnologia nucleare?

“Non è necessario perché esistono altri metodi. Inoltre, è ritenuto un sistema poco sicuro perché è molto difficile controllare l’effetto di un’esplosione nucleare su un asteroide. Questo si frantumerebbe in molti pezzi che potrebbero anche finire sulla Terra. Ci sono altre soluzioni: per esempio, si potrebbe deviare la traiettoria di 2002 CU11 utilizzando l’energia cinetica. In poche parole, lanciando contro l’asteroide un veicolo spaziale a grande velocità. La Spaceguard Foundation ha già calcolato il cambiamento di velocità che sarebbe necessario: è molto piccolo e la deflessione non sarebbe al di sopra delle possibilità della nostra tecnologia. In un altro studio, insieme a Giovanni Valsecchi, ricercatore dell’Istituto di Astrofisica Spaziale del Cnr, stiamo cercando di definire una missione spaziale in grado di deflettere un asteroide di questa classe”.

Chi si sta occupando di 2002 CU11?

“L’Europa potrebbe avere un ruolo determinante, grazie ai programmi dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa). Anche se finora la Nasa ha fatto molto di più per cercare i Neo pericolosi. Ma ci sono alcune indicazioni che la situazione potrebbe cambiare e che, per esempio, la tecnologia di deflessione per energia cinetica potrebbe essere sviluppata in Europa in ambito Esa. Noi ci stiamo già lavorando. L’Italia è all’avanguardia in questo campo e, pur non disponendo nemmeno di un decimo delle risorse della Nasa, abbiamo ottenuto risultati più che competitivi. Due dei tre principali siti che si occupano di monitorare il problema sono in Italia, l’altro è negli Stati Uniti. E sia ben chiaro che siamo arrivati prima noi. La competizione scientifica con gli Usa non ci spaventa, sono gli americani a doversi preoccupare di non avere una superiorità nei risultati corrispondente all’evidente disparità di mezzi”.

Quali sarebbero i danni ambientali e sociali in caso di impatto?

“Se 2002 CU11 ci colpisse nel 2049, l’esplosione avrebbe un’energia di circa 54 mila Megaton (cinque milioni e mezzo di volte più potente della bomba di Hiroshima, n.d.r.), roba da spazzare via qualsiasi forma di vita su un intero continente. Probabilmente sarebbe al di sotto del limite per cambiamenti climatici che possono portare un danno permanente alla biosfera. Quanto ai danni sociali è difficile prevederli: il mio commento è che se l’umanità fosse tanto stupida da non intervenire in tempo per evitare una simile catastrofe allora il ripulire la Terra da una specie così stupida non dovrebbe essere considerato un danno”.

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