Nell’ambito degli effetti indesiderati a farmaci, la ricerca si sta orientando sempre più verso lo studio degli eccipienti, sostanze presenti nei medicinali, ma inattive dal punto di vista terapeutico. Per lungo tempo sono state ritenute estranee ai fastidiosi disturbi a volte collaterali alle terapie. Un team di ricercatori del Brigham and Women’s Hospital e del Massachusetts Institute of Technology si è chiesto se fosse esattamente così, esaminando in dettaglio componenti inattivi, sulla carta, di compresse o capsule. Nel loro studio, pubblicato sulle pagine di Science Translational Medicine, gli scienziati mostrano che sia sintomi non gravi, come nausea o vomito, sia reazioni allergiche vere e proprie possono essere scatenati anche dagli eccipienti e non solo dal principio attivo. E il fenomeno è tutt’altro che raro, raccontano: ingredienti capaci di innescare reazioni avverse, come allergie o disturbi gastrointestinali, sono diffusissimi nei farmaci in commercio (almeno in quelli Usa considerati dalla ricerca).
Ingredienti inattivi, quanti e quali?
I componenti inattivi dei farmaci vengono introdotti per motivi non terapeutici diversi, come migliorare il gusto, facilitare l’assorbimento o velocizzare il trasporto della molecola attiva. Sono sostanze la cui sicurezza è testata a livello di popolazione ma non del singolo paziente. Ma quanto sono presenti nei farmaci in commercio? E quali sono i più comuni?
Per capirlo i ricercatori di Houston hanno attinto ai dati presenti nel database Pillbox, che contiene informazioni su più di 42 mila pillole con oltre 350 mila ingredienti inattivi. Pillbox è un archivio nazionale dei più comuni farmaci quotidianamente assunti per via orale negli Stati Uniti in patologie croniche, come antipertensivi, medicine che riducono il colesterolo nel sangue o gastroprotettori. Si tratta di una mole enorme e complessa di dati, raccontano gli scienziati, anche considerando per esempio che per ogni tipo di farmaco esistono diverse formulazioni con differenti tipi e quantità di eccipienti.
Gli scienziati hanno osservato che in media ogni pillola contiene circa 9 ingredienti inattivi e che sono 38 quelli associati ad allergie dopo esposizione orale in letteratura. Qui la segnalazione di eventi meno severi, quali le intolleranze, tende invece a sfuggire, pur trattandosi di un problema che potrebbe interessare diversi pazienti, spiegano. Gli eccipienti, continuano gli esperti, possono costituire percentuali variabili e molto elevate del prodotto intero (in alcuni casi quasi la totalità), e alcuni appaiono essere più frequenti di altro nella gran parte dei medicinali analizzati.
Allergie e intolleranze
Tra gli ingredienti inattivi più utilizzati figurano il lattosio, l’olio di arachidi, coloranti chimici e glutine, di per sé proprio fattori scatenanti allergie e intolleranze. Che sono processi, lo ricordiamo, diversi: una reazione allergica viene definita come una risposta immunitaria ad una specifica molecola presente anche a basse dosi. Questa risposta molte volte, ma non sempre, è mediata da anticorpi IgE, che determinano la produzione e diffusione nel sangue di istamina, la quale può provocare orticaria, edema della glottide, asma o addirittura nei casi gravi collasso cardiocircolatorio con shock anafilattico. L’intolleranza riguarda invece un difetto nell’assorbimento intestinale di una sostanza e spesso le manifestazioni sono dose-dipendenti, cioè direttamente proporzionali alla quantità assunta e i disturbi sono prettamente gastrointestinale, tra i più comuni nausea, vomito o diarrea. Nei pazienti che affrontano terapie croniche con più di un farmaco, un eccipiente utilizzato nei diversi medicinali potrebbe accumularsi e scatenare risposte d’intolleranza.
Qualche esempio? Il lattosio è un comprovato allergene, anche a minime dosi. Nei pazienti con manifestazione allergica i sintomi cessano con l’assunzione di un farmaco equivalente, con lo stesso principio attivo, ma diversi eccipienti, tra i quali meno lattosio. Il glutine, l’olio di arachidi e alcune tinture caratterizzano invece solitamente tipiche forme di intolleranza, come celiachia o sindrome del colon irritabile e possono peggiorare altre malattie infiammatorie croniche intestinali.
Lo studio degli eccipienti per lo sviluppo di terapie personalizzate
La presenza di eccipienti con rischio di allergia e intolleranza rischia di ridurre le possibilità di curare una determinata patologia, soprattutto quando le alternative che sono prive degli ingredienti problematici sono limitate. Il pericolo connesso agli ingredienti inattivi– che inattivi non sono poi così in fondo – rischia di essere particolarmente problematico nei casi in cui la quantità quotidiana introdotta può diventare considerevole, come nei pazienti politrattati, che si curano contemporaneamente per malattie diverse e assumono un elevato numero di farmaci. E lo è anche considerato che il livello soglia, necessario per scatenare gli effetti, non è sempre ben chiaro. Sperimentazioni cliniche in questo campo potrebbero aiutare, così come la collaborazione con i medici per capire davvero quanto il fenomeno sia diffuso nella pratica.
Quanto osservato, concludono gli autori, dovrebbe portare gli addetti ai lavori a considerare il problema, aumentando la consapevolezza sui rischi ma non solo. Auspicabile sarebbe una più chiara informativa sugli ingredienti inattivi che possono creare problematiche, nonché lo sviluppo di terapie alternative per pazienti sensibili ad alcune sostanze.
Riferimenti: Science Translational Medicine