Carta, vetro, bottiglie: ora il riciclaggio – una delle chiavi nella lotta all’inquinamento – tocca anche le batterie delle automobili. A occuparsene è il Cobat, (Consorzio Obbligatorio per la raccolta e il riciclaggio delle batterie al piombo esauste e dei rifiuti piombosi), che a Milano ha presentato il rendiconto sull’attività del ‘98. Il rapporto mostra che il Cobat ha raccolto il 95 per cento delle batterie immesse sul mercato, stabilendo così il primato europeo. Nel solo 1999 ha riciclato oltre 160 mila tonnellate di batterie, ottenendo circa 90 mila tonnellate di piombo, cioè quasi un terzo del fabbisogno nazionale di tale metallo. E non solo: elevata la quantità di plastica raccolta (soprattutto polipropilene, l’involucro delle pile) e ridotta in scaglie per essere girata alle industrie di riciclaggio. Ma l’attenzione è rivolta anche al recupero e alla neutralizzazione dell’acido solforico contenuto nelle batterie, causa di inquinamento delle acque e del suolo. Notevole poi il database realizzato e chiamato “Decobat”, l’unica banca dati esistente in Europa che raccoglie i dati suddividendoli per aree geografiche, per tipo di batteria, per quantità raccolta e settore economico di provenienza. “Chi inquina paga” è infine lo slogan lanciato dall’Ente, che chiede il rispetto della direttiva comunitaria secondo la quale è possibile acquistare una nuova batteria per l’automobile solo dopo aver restituito quella vecchia. Chi non ricicla deve invece pagare una cauzione: Francia e Regno Unito, però, non hanno ancora emanato la legge adeguata. (r.p.)
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