Relatività senza Einstein

    Tommaso Alberto Figliuzzi
    Relatività senza Einstein: l’idea relativistica nella fisica tra Ottocento e Novecento
    Aracne editrice 2011, pag. 251, euro 15,00

    Nello stabilire la validità universale del principio di relatività, il punto di vista di Einstein fu certamente unico e radicale, ma tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento altri grandi fisici e matematici ebbero un ruolo importante nell’analisi e nella riflessione su quello che sarebbe diventato un caposaldo della fisica moderna. Max Born fu tra i primi ad affermare che la teoria speciale della relatività «fu il frutto dello sforzo congiunto di un gruppo di autorevoli studiosi: Lorentz, Poincaré, Einstein, Minkowski». Nel ricordare che sia Einstein sia Poincaré presero le mosse dal lavoro preparatorio di H. A. Lorentz, Wolfgang Pauli commentava a sua volta nel 1955 che «Nell’accordo tra i risultati dei metodi seguiti indipendentemente ciascuno dall’altro da Einstein e Poincaré, mi appare manifesto un più profondo significato di una armonia tra il metodo matematico e l’analisi per mezzo di esperimenti concettuali (Gedankenexperimente), fondata sugli attributi caratteristici della sperimentazione fisica».

    Nel centenario della morte di Henri Poincaré una linea d’indagine come quella offerta da Tommaso Alberto Figliuzzi, che invita a conoscere meglio non solo la teoria relativistica di Einstein, ma anche quella “sviluppatasi senza di lui”, risulta di certo molto stimolante. Il volume ripropone, in forma rielaborata, una inedita ricerca giovanile dell’autore, già docente liceale di filosofia e laureato anche in fisica, molto apprezzata, a suo tempo, secondo quanto egli ricorda, dall’insigne epistemologo Vittorio Somenzi nonché dallo storico della fisica Salvo D’Agostino. Questo lavoro, che precede quindi la ricerca presentata dallo stesso Figliuzzi nel volume Relatività e Causalità tra fisica e filosofia (Aracne 2007), fu composto quando tante accurate e documentate ricerche, in merito al confronto scientifico sull’idea relativistica tra Ottocento e Novecento, oggi sicuri riferimenti circa i fondamentali contributi non einsteiniani alla teoria della relatività, non avevano ancora visto la luce.

    La novità dell’originaria ricerca, se confrontata con altre analoghe opere, si accompagna tuttavia a un più felice carattere didattico e una più spontanea disposizione divulgativa nel rendere esplicite cose forse da altri ritenute ovvie, permettendo all’opera di rivolgersi anche a lettori non particolarmente introdotti nella materia storica. Resta inalterata l’impostazione originaria, dove si evitava che particolari tesi e interpretazioni prendessero il sopravvento sulla rappresentazione della vicenda scientifica in esame così come espressa dai protagonisti del tempo, ora arricchita di opportuni, importanti riferimenti alla letteratura recente.

    L’impianto didattico dell’esposizione la rende deliberatamente aliena da complessità tecniche ed epistemologiche che non siano solo accennate o, in caso contrario, circoscritte in ampie note; rimanendo perciò accessibile anche a studenti liceali curiosi e capaci, ai quali si richiede, da un certo momento in poi, soltanto la conoscenza, secondo quanto previsto dai programmi di studio, delle nozioni fondamentali dell’elettromagnetismo e della teoria della relatività ristretta. Anche sul piano storico viene scelto il cammino più facile e più comodo verso il traguardo rappresentato dalla formulazione della teoria relativistica, facendo solo intravedere altri sentieri percorrendo i quali si avrebbe di certo una visione più articolata e fedele delle vicende affascinanti che hanno caratterizzato la fisica tra Ottocento e Novecento.

    Un’ultima osservazione merita il titolo del saggio, palesemente “provocatorio”. L’autore vuole mettere in risalto «l’anteriorità e l’indipendenza dell’idea relativistica, nella sua genesi e nel suo sviluppo, rispetto alla teoria di Einstein; in quanto non riducibile cioè (diversamente da come spesso, in sede didattica, si lascia ancora intendere) ad una serie di imperfetti sebbene ingegnosi tentativi a cui la Relatività (espressione che alla creazione di questo grande fisico comunemente viene ormai riferita) avrebbe poi dato compiuta forma». La scelta, insomma, è di non continuare a parlare dei geniali contributi forniti da scienziati quali Lorentz e Poincaré, come “fisica pre-relativistica” rispetto a quella successiva intesa come la vera Relatività.

    L’indagine storica, senza esprimere in alcun modo l’intenzione di sottostimare la straordinaria creazione teorica di Einstein, è orientata allora a riconsiderare la genesi e lo sviluppo delle teorie relativistiche prescindendo dall’incontestabile, eccessivo (sebbene comprensibile) “culto della personalità” creatosi nei confronti di Einstein sia nella comunità dei fisici che fuori di essa, sicuramente tale da mistificare, in non pochi casi, l’effettiva vicenda della fisica contemporanea.

    I clamorosi risultati dell’esperimento OPERA, che di recente sembravano aver dimostrato la capacità dei neutrini di superare la velocità della luce nel tragitto tra il CERN e i Laboratori del Gran Sasso, avevano suscitato le speranze di coloro che mettono in dubbio attraverso studi anche autorevoli la teoria della relatività nella versione di Einstein, peraltro ampiamente verificata nella pratica quotidiana degli esperimenti che si svolgono nei laboratori di tutto il mondo. Svanito lo scalpore suscitato da questi avvenimenti, resta tuttavia un rinnovato interesse a riaffrontare le basi concettuali del problema attraverso una riflessione più consapevole e articolata.

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