A piedi, a nuoto, in bicicletta, in canoa, con gli sci o i ramponi. Da Filippide ad Ironman, le motivazioni sono un po’ cambiate, ma lo sforzo per superare i propri limiti fisici è ormai un fenomeno sociale. Negli ultimi anni le gare di resistenza si sono moltiplicate, maratone e ultramaratone che diventano sempre più dure e affollate. C’è chi corre con l’obiettivo di arrivare vivo alla meta, chi per arrivare primo, chi per conquistare un record, ma tutti sperano di riuscire a superare se stessi. Purtroppo però, ed è questa la notizia, c’è un limite alla resistenza fisica dell’essere umano. Un limite metabolico, a prescindere dal tipo di attività che si svolge e lo stesso per tutti: questo almeno è ciò che emerge da uno studio della Duke University che ha messo a confronto le prestazioni dei partecipanti alla Race Across the Usa, una delle maratone più estreme al mondo: 5 mila chilometri coast to coast.
Ricerche precedenti suggerivano che la resistenza umana fosse legata alla capacità di regolare la temperatura corporea, ma secondo gli autori dello studio pubblicato Science Advances i limite potrebbe essere altrove. Negli sforzi fisici fatti continuativamente, per più giorni consecutivi, addirittura mesi, il corpo umano arriva a bruciare calorie due volte mezzo di più di quanto farebbe a riposo, ovvero 2,5 volte il tasso metabolico basale. Oltre questo limite, spiegano i ricercatori, l’organismo comincia a “consumarsi”, attingendo ai propri tessuti per compensare il deficit calorico. “E’ questo il limite delle possibilità umane”, dice Herman Pontzer, uno degli autori dello studio.
Pontzer e colleghi sono arrivati a queste conclusioni monitorando (nelle urine) il consumo calorico giornaliero di alcuni maratoneti della Race Across the Usa del 2015, un percorso di 5 mila chilometri che in 5 mesi attraversa il paese da est a ovest, suddiviso in 6 maratone di una settimana ciascuna. Mettendo in fila i dati, i ricercatori si sono accorti che lungo il percorso il dispendio energetico degli atleti era calato bruscamente, stabilizzandosi su un valore pari a 2,5 volte il metabolismo basale. E lo stesso andamento è emerso in altre prove svolte con atleti impegnati in sport di resistenza.
La resistenza fisica sarebbe quindi determinata dalla capacità dell’organismo di assorbire calorie. Non basta infatti mangiare di più: “C’è un limite alla quantità di calorie che quotidianamente il nostro intestino può assorbire e rendere disponibili all’organismo”, aggiunge Pontzer, “e finora nessun atleta l’ha mai superato”. Ecco una nuova sfida impossibile per Ironman.
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