Ambiente

Rigopiano, cosa potrebbe essere accaduto secondo gli esperti

Con tutta probabilità è stata una combinazione fatale. La neve, scesa copiosa, e le scosse, ancora, nell’Italia centrale, che negli ultimi mesi non ha mai smesso di muoversi. Oltre 47mila le scosse registrate dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia dallo scorso agosto. Tra queste quelle fatali di due giorni fa che hanno, probabilmente, causato la valanga che ha trascinato l’Hotel Rigopiano, spostandolo di alcuni metri e coprendolo quasi del tutto.

Mentre continua la ricerca dei dispersi – una trentina, sebbene i numeri non siano del tutto certi – cominciano a farsi avanti le prime spiegazioni per la tragedia. Ipotesi senza facili soluzioni, a tratti discordanti.

Francesco Peduto, presidente del Consiglio nazionale dei geologi, in un’intervista a Repubblica spiega come l’area dove sorgeva l’hotel Rigopiano non era inserita in quelle a rischio dal Piano di assetto idrogeologico regionale, pur trovandosi in fondo a un canalone. Il rischio, nei giorni passati, sarebbe stato piuttosto rappresentato dalle condizioni meteo conosciute e annunciate, azzarda, spiegando come la combinazione di neve e terremoto è stata probabilmente la causa scatenante il disastro: “Con ogni probabilità la terra che ha tremato e sussultato ha innestato lo smottamento dei cumuli nevosi che erano fortemente instabili su un pendio ripido e su un terreno ancora caldo”, racconta: “La neve molto probabilmente non ha avuto il tempo di compattarsi”.

Di parere analogo anche Gian Gabriele Ori, dell’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti, secondo cui il terremoto avrebbe agito come una vera e propria miccia, innescando una colata di detriti tale da travolgere con impeto il Rigopiano. “Probabilmente tutto è iniziato come una slavina”, ha spiegato: “la slavina si è caricata di roccia, trasformandosi in un enorme flusso di detriti che, a grande velocità, ha travolto il bosco e poi l’albergo con una potenza distruttiva”.

La pensa in parte diversamente invece Francesco Stoppa, dell’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti e di Pescara, secondo cui l’hotel era invece costruito in un posto inadatto, su un cumulo di detriti portati da vecchie frane e valanghe. Il disastro, secondo Stoppa, potrebbe sì essere stato innescato dalle scosse di terremoto ma grandi masse di neve avrebbero comunque potuto abbattersi sull’edificio.

Via: Wired.it

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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