Riscrivere il dna delle staminali del sangue umano per correggere gli errori genetici in situ, direttamente sul gene malato. È il grande risultato conseguito dai ricercatori dell’Istituto San Raffaele-Telethon per la terapia genica (Tiget) di Milano: gli scienziati, coordinati da Luigi Naldini, sono riusciti in particolare a riparare con estrema precisione il difetto responsabile di una grave immunodeficienza ereditaria. Il lavoro è stato pubblicato su Nature e, assieme agli altri importanti risultati scientifici ottenuti dallo stesso gruppo di ricerca nell’ambito della terapia genica, ha fruttato a Luigi Naldini un riconoscimento internazionale della comunità scientifica: il conferimento del prestigioso Oustanding Achievement Award da parte della Società americana di terapia genica e cellulare.
“Fino a oggi la terapia genica consisteva soprattutto nell’aggiungere una copia funzionante di un gene quando quello presente era difettoso, usando un virus opportunamente manipolato e reso innocuo, un po’ come usare una stampella quando ci si rompe una gamba”, spiega Naldini. “Con il nuovo studio pubblicato su Nature abbiamo fatto un importante passo avanti: l’editing del genoma ci consente di correggere direttamente il difetto genetico sul dna, un po’ come riparare l’osso fratturato. È un vantaggio straordinario, perché ci permette di ripristinare non solo la funzione, ma anche la naturale regolazione di quel gene – quanto, quando e dove viene espresso – cosa che oggi non possiamo fare fedelmente quando introduciamo con un virus una nuova copia del gene dall’esterno. E abbiamo dimostrato come farlo nelle cellule staminali emopoietiche, le madri di tutte le cellule del sangue”.
La nuova tecnica usa le cosiddette endonucleasi artificiali, proteine costruite in laboratorio e usate per indurre la modificazione di una specifica sequenza di dna. Naldini e la sua équipe hanno applicato questa tecnologia alla Scid-x1, o agammaglobulinemia autosomica recessiva, una malattia che colpisce il sistema immunitario, dovuta a un difetto nel gene Il2rg, essenziale per lo sviluppo dei linfociti: “Siamo riusciti a utilizzare i nostri ‘bisturi molecolari’ per riparare il difetto genetico nel gene Il2rg”, spiega Pietro Genovese, primo autore del lavoro. “Abbiamo poi dimostrato la sicurezza e l’efficacia di questo approccio terapeutico in un modello murino in cui avevamo ricreato un sistema ematopoietico umano difettoso: le cellule da noi corrette con la tecnica dell’editing del genoma sono riuscite da sole a rigenerare il sistema immunitario, dando origine a linfociti completamente funzionanti”.
Via Wired.it
Credits immagine:James Palinsad/Flickr
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