Rocket Lab, il nuovo competitor nei lanci spaziali commerciali

Rocket Lab
Il lancio dell'11 novembre “It's Business time” (Credit: Rocket Lab)

L’undici novembre 2018 rimarrà per sempre una data speciale per tutti i neozelandesi. Per la prima volta, un lancio spaziale commerciale è decollato dalla terra dei Maori. Protagonista dell’impresa, la compagnia americana Rocket Lab, che fu fondata proprio ad Auckland e successivamente trasferì la propria sede legale negli USA.

Dopo due anni di stretta collaborazione, Rocket Lab e il governo neozelandese possono festeggiare un successo che, di fatto, consacra il paese degli All Blacks come una nuova finestra nel panorama internazionale dei lanci spaziali. Grazie a questa partnership, la Nuova Zelanda ha costituito anche la propria agenzia spaziale.

Con Rocket Lab una nuova era della space economy?

“Aprire l’accesso allo Spazio, per migliorare la vita sulla Terra”. E’ questo il motto di Rocket Lab e gli ingegneri neozelandesi sono convinti che lo storico lancio abbia dato il via ad una nuova era della space economy, caratterizzata da razzi a basso costo e lanci (quasi) giornalieri. La missione, non a caso battezzata “It’s Business Time”, ha visto un decollo perfetto del razzo Electron, che circa 40 minuti dopo il liftoff è entrato in un’orbita circolare a 500 chilometri di altezza e ha posizionato i 6 cubesat che conservava nel proprio fairing.

“La nostra squadra ha realizzato un volo impeccabile – ha commentato dopo il lancio Peter Beck, numero uno di Rocket Lab – con un inserimento orbitale incredibilmente preciso. Siamo emozionati di poter dare il nostro contributo all’industria dei piccoli satelliti.”

Rocket Lab
Il lancio dell’11 novembre “It’s Business time” (Credit: Rocket Lab)

Il vettore Electron ha dimostrato così la propria affidabilità dopo oltre un anno di test: nel maggio 2017 durante la prima prova di lancio, il razzo non raggiunse l’orbita terrestre riscuotendo solo un successo parziale. All’inizio del 2018 un nuovo test perfettamente riuscito aveva permesso di fissare già ad aprile “l’esordio” commerciale della compagnia statunitense. Un guasto ad uno dei motori del primo stadio, però, costrinse di nuovo il team a posticiparlo prima ad agosto e poi, definitivamente, a domenica 11 novembre. “It’s testing time” e “It’s business time” sono stati i nomi semplici ed essenziali assegnati alle varie missioni di lancio: nulla di profondamente evocativo, ma di certo ispirato alla natura commerciale di Rocket Lab.

Rocket Lab
La piattaforma di lancio neozelandese (Credit: Rocket Lab)

Per la prima volta un lancio da un “cosmodromo” privato

Tutte le compagnie spaziali private del mondo hanno sempre utilizzato strutture governative esistenti per i loro lanci: questo impone rigorosi vincoli economici e logistici in ogni parte del pianeta. RocketLab , invece, circa due anni fa ha deciso di investire in un paese che non aveva neppure un’agenzia spaziale, proponendo da subito la costruzione di una piattaforma di lancio privata. Grazie agli accordi stipulati con il governo neozelandese, la compagnia americana ha progettato e costruito “Onenui”, il primo spazioporto privato della storia, sull’isola di Mahia, nell’estremo Nord del paese.

In futuro lanci economici e molto frequenti

La scelta di costruire una rampa di lancio privata in un posto lontano dal resto del mondo non è stata affatto casuale. Dalla sua postazione infatti, RocketLab è autorizzata ad effettuare un lancio ogni 72 ore, dato che l’area è esente da traffico aereo e marittimo. Come ha confermato anche il CEO dell’azienda “la frequenza è un elemento chiave e, per raggiungerla, la scelta del sito di lancio è strategica”.  Rocket Lab, nonostante sia ancora molto piccola rispetto ad altri giganti dell’industria spaziale privata come SpaceX, ha grandi ambizioni.

La società guidata da Beck aspira a diventare la compagnia leader nel mercato dei lanci dei piccoli satelliti grazie a prezzi superconcorrenziali. Il netto risparmio sui costi di lancio è dovuto a diversi fattori a cominciare dal vettore utilizzato per arrivare in orbita.

Il razzo Electron non è riutilizzabile come il Falcon di Elon Musk, ma è realizzato in materiale composito di fibre di carbonio e dispone di motori in parte stampati in 3D, per ridurre i costi e i tempi di assemblaggio. È lungo appena 17 metri (circa un quarto del Falcon 9) e può trasportare in orbita satelliti per un totale di circa 200 kg.  Grazie ai materiali innovativi e processi produttivi molto rapidi ed economici si calcola che ciascun lancio di Rocket Lab costi circa 5 milioni di dollari, contro gli oltre 6o per un lancio di SpaceX.

Con questi prezzi molto competitivi, la compagnia americana-neozelandese potrebbe essere davvero la nuova protagonista di questo settore di mercato, guadagnando sul campo, la leadership dei lanci destinati ai piccoli satelliti.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here