Ambiente

Roma e Pianura Padana, le polveri sottili PM10 non diminuiscono con il lockdown

L’epidemia di Covid-19 e il lockdown in diversi paesi ha abbassato visibilmente il livello di alcuni inquinanti, come il biossido di azoto (NO2), i cui livelli si sono ridotti in maniera visibile a Milano e sono bassi in tutta Italia, ma anche a Parigi e Madrid. Se l’NO2 cala, però, il particolato – le cosiddette polveri sottili – e in particolare le PM10, rimangono elevate, nonostante il blocco. A mostrarlo sono i dati forniti dall’Arpa Lazio e dall’Arpae Emilia Romagna, che si occupano di monitorare l’inquinamento ambientale. E in una nota, l’Arpae dell’Emilia-Romagna fornisce una possibile spiegazione del fenomeno nella Pianura Padana.

Polveri sottili a Roma, il rialzo il 29 marzo

All’inizio il lockdown ha avuto effetti collaterali positivi contro l’inquinamento. Con un abbassamento sia del biossido di azoto sia delle polveri sottili. Nella settimana dal 16 al 22 marzo 2020, ad esempio, i livelli delle PM10 e delle PM2,5 sono risultati tutti sotto i limiti giornalieri, fissati a 50 µg/m3 (microgrammi per metro cubo). E sono tutti più bassi dei giorni prima del lockdown. Le concentrazioni delle PM10 rimangono contenute fino al 28 marzo (qui i dati del 28). Ma il 29 marzo succede qualcosa: si rileva un rialzo con valori – dai 50 agli 80 µg/m3 nei diversi quartieri di Roma. Le PM2,5 restano invece nei limiti.

Polveri sottili nella Pianura Padana, il 28 e 29 marzo

In quegli stessi giorni (o poco prima, includendo il 28 marzo) i livelli di PM10 erano altissimi, più che a Roma, anche nella Pianura Padana. “Nella giornata di sabato 28 marzo, e in misura minore anche domenica 29, tutte le stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria di Arpae dell’Emilia-Romagna hanno registrato valori estremamente elevati di particolato PM10”, si legge nella nota dell’ente. Si parla di concentrazioni dagli 80 ai 100 µg/m3 rilevati nella pianura dell’Emilia ai 100-140 µg/m3 in Romagna – più del doppio del limite – rilevati in Romagna e sul crinale appenninico. Uno degli elementi in comune con la situazione di Roma è il fatto che invece i livelli di PM2,5 rimangono più o meno invariati.

Una possibile spiegazione

Ma perché il lockdown non porta via con sé anche le polveri sottili oltre al biossido di azoto? L’Arpae Emilia-Romagna fornisce una spiegazione per il fenomeno osservato in Emilia-Romagna. L’interpretazione si basa sui dati di un progetto che vede coinvolte anche l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e Asi, l’Agenzia spaziale italiana. La grande quantità di PM10 è dovuta all’arrivo di forti venti dall’est, scrivono gli esperti. Si tratta di masse d’aria a grande scala, provenienti dalla regione del Mar Caspio, che hanno portato una grande quantità di polveri sottili. Una volta raggiunta l’Italia si sono disperse, mentre all’interno del bacino padano sono rimaste intrappolate dall’arco alpino e da quello appenninico.

Polveri sottili e biossido di azoto, il confronto

Ma perché le polveri sottili sono ancora alte e il biossido di azoto no? Fra le motivazioni, un’ipotesi riguarda le caratteristiche di questi due inquinanti. In generale, gli esperti indicano che le polveri sottili tendono a rimanere in atmosfera più a lungo e ad essere più persistenti del biossido di azoto. E questo potrebbe essere uno dei fattori alla base della differenza.

Le PM10 e PM2,5 sono di fatto particelle di polvere che hanno un diametro uguale o più piccolo rispettivamente di 10 micrometri (µm) o 2,5 µm. Queste polveri sono generate dal trasporto di merci su strada, da processi di produzione dell’energia, dall’industria, dall’agricoltura e dall’allevamento. Il biossido di azoto è un gas tossico che si concentra per lo più a livello del suolo ed è, al contrario (in molti casi) delle polveri sottili, un inquinante secondario. Questo perché si forma in atmosfera a causa dell’ossidazione del monossido di azoto. Quest’ultimo, invece, è prodotto direttamente da processi di combustione – di nuovo dai mezzi di trasporto e dalle industrie.

Immagine: Mauricio A. via Pixabay

Viola Rita

Giornalista scientifica. Dopo la maturità classica e la laurea in Fisica, dal 2012 si occupa con grande interesse e a tempo pieno di divulgazione e comunicazione scientifica. A Galileo dal 2017, collabora con La Repubblica.it e Mente&Cervello. Nel 2012 ha vinto il premio giornalistico “Riccardo Tomassetti”.

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