Spazio

La Nasa dedica all’astrofisica Nancy Roman il suo nuovo telescopio spaziale

Un posto tra le stelle se l’è proprio conquistato Nancy Grace Roman, la space scientist a cui la Nasa lo scorso maggio ha intitolato il suo nuovo telescopio spaziale – già Wide Field Infrared Survey Telescope (Wfirst). Prima donna a farsi spazio nello Spazio, con un ruolo direttivo nella Nasa degli anni Sessanta, l’astronoma statunitense – scomparsa nel 2018 – è considerata la “madre” di Hubble, il telescopio spaziale che trent’anni fa potenziò enormemente lo sguardo di noi terrestri sull’Universo, inaugurando una nuova era della ricerca spaziale. E grazie a un campo visivo 100 volte più ampio e strumenti innovativi, anche il Nancy Roman Space Telescope (RST) è destinato a fare storia. La Nasa ha appena annunciato il completamento del “cuore” del futuro telescopio – lo specchio primario – confermando l’obiettivo di lanciarlo nel 2025.

Il Roman Space Telescope

Il Roman Space Telescope, futuro erede di Hubble e Webb, ha ora uno specchio primario di 2,4 metri di diametro e presto sarà provvisto di due strumenti innovativi, il Wide Field Instrument e il Coronagraph Instrument. 

Lo specchio ha le stesse dimensioni di quello di Hubble ma grazie ai progressi tecnologici è molto più luminoso e permetterà a Roman di avere un campo visivo 100 volte maggiore, consentendo l’osservazione di un’area più ampia del cielo. Lo strumento Coronagraph, invece, permetterà di eseguire la spettroscopia dei singoli esopianeti. Il telescopio ha ricevuto solo nel 2016 il via libera ufficiale per iniziare le fasi di sviluppo e di collaudo, che garantiranno che lo strumento sarà in grado di resistere alle condizioni estreme del lancio e dello spazio.

L’RST rileva gli infrarossi come il James Webb Space Telescope (JWST), la cui missione primaria è guardare indietro nel tempo, il più vicino possibile alla nascita dell’Universo. Roman invece avrà il compito di cercare gli esopianeti, pianeti che si trovano oltre il nostro sistema solare e di risolvere i misteri astronomici che non hanno ancora trovato risposta, come l’energia oscura ipotizzata per spiegare l’espansione dell’Universo.

Nancy Grace Roman, la fortuna aiuta le audaci

La vicenda umana e scientifica di Nancy Roma prova come per rompere il “soffitto di cristallo” che impedisce alle donne di fare carriera sia necessaria – tra le altre cose – molta determinazione, e anche un po’ di fortuna. Come quella di trovarsi al posto giusto, nel momento giusto.

L’astronoma Nancy Roman. (NASA/ESA).

E qui entra in campo la fortuna che premia le audaci: in occasione di una conferenza di Harold Urey, uno scienziato della Nasa le chiese se conosceva qualcuno interessato a creare un programma per l’astronomia presso la neonata agenzia spaziale americana. Lei lo intese come un invito a candidarsi. Superò la selezione e divenne così responsabile dell’astronomia presso l’Office of Space Science della NASA, prima donna a ricoprire una posizione dirigenziale.

Classe 1925, di Nashville, Tennessee, Nancy era figlia di un fisico, ma fu sua madre, insegnante di musica, che da piccola la fece appassionare all’osservazione del cielo. Proseguiti gli studi, si laureò in astronomia nel 1946 e dopo un dottorato all’Università di Chicago tentò la carriera accademica iniziando a fare ricerca allo Yerkes Observatory dell’Università di Chicago. Dopo qualche anno, però, vista la precarietà della sua posizione e la mancanza di prospettive in ambito accademico – in quanto donna – su suggerimento di Gerard Kuiper passò al Naval Research Laboratory per occuparsi del nuovo campo della radioastronomia, e non solo. In breve, il suo lavoro pionieristico, anche nel campo della geodesia, suscitò l’interesse della comunità scientifica e Roman fu invitata a partecipare a prestigiosi eventi internazionali che consolidarono la sua reputazione scientifica.

La madre del telescopio Hubble

Da qui in poi la sua carriera si concentrerà sullo sviluppo e sul lancio di osservatori spaziali per lo studio del Sole, lo spazio profondo e l’atmosfera terrestre.  In particolare a Roman viene attribuito il merito di aver reso il telescopio spaziale Hubble una realtà, al punto da essere oggi definita “la madre” del telescopio spaziale. A metà degli anni ’60, infatti, istituì un comitato di astronomi e ingegneri per poter progettare un telescopio spaziale che fosse in grado di raggiungere importanti obiettivi scientifici. E quell’osservatorio spaziale sarebbe stato all’altezza del compito: Hubble, giunto ormai al suo trentesimo anno in orbita, si è rivelato il telescopio più rivoluzionario di tutti i tempi.

“È grazie a Nancy Grace Roman che la Nasa è diventata pioniera nell’astrofisica e ha lanciato Hubble, il telescopio spaziale più potente e produttivo al mondo”, ha commentato l’amministratore della Nasa Jim Bridenstine. “Non riesco a pensare a un nome migliore per Wfirst, che sarà il successore dei telescopi Hubble e Webb”.

Riferimenti: Nasa

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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