Società

La storia dell’uomo che tornò in vita dopo essere stato “ibernato”

Siamo nel 2028, e i giornali francesi lanciano una notizia sconvolgente: un uomo è stato risuscitato dopo un complesso processo di criogenizzazione. Infatti, subito dopo la sua morte avvenuta cinquant’anni prima nel corso di una grave operazione, un brillante filosofo francese, Bernard Robert, era stato criogenizzato (cioè portato ad una temperatura di -196°C), in modo tale che la sua struttura fisica e le sue facoltà mentali, sottoposte a queste costosissime tecnologie ultramoderne, non venissero in alcun modo alterate. Il francese non è il solo: in tutto il mondo vi sono più di trecento cadaveri criogenizzati e più di tremila candidati in attesa di subire questo entusiasmante processo. In 50 anni la medicina francese ha fatto passi da gigante e ha reso possibili terapie e interventi che all’epoca del decesso non erano nemmeno immaginabili. La situazione immaginata da Augé è stimolante: davvero tante persone vorrebbero tornare in vita o evitare la spiacevole esperienza della morte?

Marc Augé

Risuscitato

Raffaello Cortina Editore

pp. 122, € 10,00

Il nostro paziente è stato dunque risuscitato, cioè riportato in condizioni vitali, e si trova anche in buona salute. Ai suoi tempi, quando era malato ma ancora vivo, aveva consapevolmente donato il proprio corpo alla scienza, tuttavia non si sarebbe mai aspettato di riprendere una vita interrotta dalla morte, e soprattutto di ritrovarsi in una società simile a quella che aveva lasciato, ma in cui le persone della sua età erano diventate molto vecchie o erano addirittura defunte.

Augè gioca sul disadattamento del “rianimato”, sviluppando le ragioni del suo disagio e analizzando da diversi punti di vista le differenze tra il mondo lasciato e il mondo trovato. Aspetti filosofici, religiosi, etici e scientifici si intrecciano nei dialoghi tra il protagonista e i vari personaggi che esplicitano le ragioni delle proprie concezioni. Si può pensare che la morte riporti istantaneamente le persone ad uno stato pre-nascita ma chi muore non è più e la sua condizione non necessariamente coincide con chi non è ancora.

Augé sembra non dare valore alla vita in quanto tale ma alla vita che si può condividere con altri, che si svolge in un ambiente noto, con relazioni umane affettive e intellettuali reciprocamente importanti. Al di fuori di un contesto padroneggiato la vita stessa perde significato, diventa invivibile. Infatti, in una lettera pubblica, il protagonista dichiara che l’ esperienza –imprevista- di morire e ritornare in vita non è stata particolarmente piacevole e avverte che sia l’aumento della durata della vita sia le nuove conquiste capaci di rianimare le funzioni vitali dopo lunghi periodi, dovranno essere accettate da umani capaci di dissociarsi o separarsi dal loro ambiente di vita, consapevoli di risvegliarsi poi in situazioni spazio-temporali completamente nuove.

Bernard Robert trova – ovviamente – un amore che dà significato alla sua nuova esistenza ma, dopo solo tre mesi di nuova vita, i medici si accorgono che una metastasi sta minando probabilmente la sua ritrovata esistenza e vogliono sottoporlo ad una nuova operazione. Il paziente accetta… a patto di non subire altre criogenizzazioni e di continuare a vivere nel suo tempo, in un ambiente noto, tra persone conosciute e amate. Il sorriso al risveglio dall’anestesia dimostra il sollievo del protagonista nel riconoscere i suoi amici e nel non ritrovarsi nel ventiduesimo secolo.

Credits immagine di copertina: Benjamin Davies on Unsplash

Maria Arcà

Maria Arcà ha svolto ricerche in Biologia Molecolare presso l'Università e il CNR di Roma. Dagli anni 70 si è interessata ai problemi cognitivi ed epistemologici dei bambini; ha svolto attività di aggiornamento per insegnanti della scuola di base, ha pubblicato articoli e testi in Italia e all’estero.  Nel 2000, ha partecipato alla Commissione De Mauro per la definizione dei curricoli di scienze e, nel 2012, alla revisione delle Indicazioni Nazionali per il Curricolo.

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