Spazio

C'è vita su Marte? Nel 2020 ce lo dirà Rosalind Franklin

Si chiamerà Rosalind Franklin, come l’autrice della fotografia a raggi X che permise a James Watson e Francis Crick di intuire la loro rivoluzionaria scoperta – la struttura a doppia elica del DNA. E come la grande critallografa inglese che aiutò la nascita della biologia moderna, potrebbe aprire nuovi, sorprendenti scenari: parliamo del rover a bordo della missione ExoMars in partenza nel 2020, che avrà il compito effettuare prelievi e, per la prima volta, anche analisi in situ, alla ricerca di tracce di vita su Marte.

Rosalind Franklin, la signora oscura(ta) del DNA

Il nome della scienziata inglese è stato scelto da un gruppo di esperti tra oltre 36 mila proposte inviate dai cittadini di tutti gli Stati membri dell’Agenzia spaziale europea (Esa) e appare più che appropriato se si pensa all’importanza che il lavoro della giovane cristallografa ebbe per la scoperta della struttura del DNA, caposaldo dello sviluppo della biologia contemporanea. Appropriato e forse, anche doveroso, come forma di risarcimento postumo per la discriminazione di cui Rosalind Franklin fu vittima in vita e anche dopo la morte. Il suo è infatti uno dei casi più clamorosi di “oscuramento” del lavoro svolto da una donna nella scienza.

Grazie a una sua straordinaria fotografia a raggi X, Watson e Crick intuirono la loro rivoluzionaria scoperta sulla struttura del DNA, che nel 1962 sarebbe valso loro il Nobel per la Medicina, insieme Maurice Wilkins.  Ma i tre colleghi non vedevano di buon occhio la giovane, brillante e ambiziosa scienziata, che appellavano come “dark lady”. E così  il suo ruolo rimase sconosciuto ai più fino al 1968, quando, ancora a 10 anni dalla sua morte, Watson ne riconobbe implicitamente i meriti menzionandola nel suo “La Doppia Elica” come una donna che “sarebbe potuta essere interessante se si fosse tolta gli occhiali e avesse fatto qualcosa ai suoi capelli”. Trent’anni dopo, nel 1998, la National Portrait Gallery di Londra ha collocato la foto della Franklin accanto a quella dei tre colleghi vincitori del Nobel.

Cercare la vita su Marte, con una trivella made in Italy

Nel 2020 la missione del rover che porta il nome di Rosalind Franklin sarà quella di raccogliere campioni e, contestualmente, analizzarne le caratteristiche biochimiche e geologiche, con l’auspicio di individuare tracce di vita su Marte, presente o anche passata. Per la prima volta, un rover si muoverà sulla superficie marziana con la capacità di prelevare campioni  in profondità, fino a due metri sotto la sua superficie, grazie a una trivella made in Italy, e di fare analisi in situ. Seguito dal centro di controllo Rocc di Torino, il rover esplorerà l’area intorno al sito di atterraggio, l’Oxia Planum, una pianura vicina all’equatore marziano, un tempo ricca di acqua e che potrebbe aver ospitato forme di vita. La presenza di acqua liquida su Marte è nota da tempo agli scienziati, ed è stata confermata la scorsa estate dalle osservazioni del radar italiano Marsis a bordo della sonda MarsExpress, che ha scoperto un lago salmastro sotterraneo nei meandri del mondo rosso.

Nel nome di Rosalind

«Trovo che la scelta del nome di Rosalind Franklin sia molto evocativa dello scopo della missione ExoMars, che è rivolta alla scoperta di tracce di vita su Marte con strumenti dedicati specificatemene a questo», ha detto a Media Inaf Maria Cristina De Sanctis, ricercatrice dell’Istituto nazionale di astrofisica e principal investigator dello strumento italiano Ma Miss, lo spettrometro miniaturizzato integrato nel trapano a bordo della missione ExoMars 2020. «Al contempo, sono felice che sia stato scelto il nome di una scienziata per un elemento fondamentale di una missione come ExoMars, che vede una importante presenza di scienziate, italiane ed europee».

“Il nome di Rosalind Franklin è una scelta che condiviso pienamente, anche perché valorizza un’importante figura femminile della scienza moderna”,  dice Raffaele Mugnuolo dell’Unità Esplorazione e Osservazione dell’Universo dell’Agenzia Spaziale Italiana. “Il mio augurio per il rover è che possa scrivere una pagina importante della storia dell’esplorazione di Marte”.

Foto: ESA/ATG medialab

Marina Bidetti

Giornalista e cofondatrice di Galileo servizi editoriali

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