Salvador Luria, biologo italiano nell’America della Guerra Fredda

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Per esprimere la sua riconoscenza al paese che lo aveva generosamente accolto, in fuga dall’Italia in seguito alle persecuzioni razziali il biologo Salvatore Edoardo Luria (Lu per gli amici) cambia il suo nome in Salvador Edward Luria. La sua preparazione scientifica, formata a Torino con Giuseppe Levi e a Roma con Enrico Fermi, gli permette di essere accolto senza difficoltà nel nuovo ambiente. Infatti, al contrario di quello che stava succedendo in Italia, il governo americano era interessato a valorizzare persone competenti e metteva a disposizione dei giovani meritevoli fondi, strutture e possibilità di sviluppare le proprie idee. La vita di Luria cittadino americano viene raccontata dalla storica Rena Selya, riportando testimonianze personali, risultati di ricerche in archivio, lettere e documenti: possiamo conoscere così sia il percorso di ricerca che lo porta a vincere il premio Nobel per la medicina nel 1969, sia l’impegno etico sociale e politico sviluppato nella società che lo aveva accolto.

Scienziati in campeggio

La biologia americana di quegli anni stava facendo ricerche e scoperte fondamentali e, leggendo il testo di Selya, fa un certo effetto scoprire le relazioni, i disaccordi e le convergenze tra le persone reali i cui nomi sono legati agli esperimenti che hanno segnato la storia della conoscenza scientifica del secolo scorso. Gli incontri di studio tra gli scienziati, le loro corrispondenze, lo scambio di materiali, talvolta le escursioni e i campeggi organizzati (a cui Luria non amava partecipare), ci danno l’idea di una comunità collaborativa, legata da interessi comuni, solidale, impegnata a coinvolgere studenti e giovani laureati per formare una nuova classe di persone competenti e “non perdere lo slancio” indotto dalle grandi scoperte iniziali. 

Luria e la strada verso l’ingegneria genetica

Si lavorava sui batteriofagi, da poco individuati, e i ricercatori avevano costituito un Phage Information Service, imparando e insegnando come applicare i metodi della Fisica allo studio di questi virus. Genetica e microbiologia costituivano un patrimonio di conoscenze necessarie alla nascente virologia, e Luria riuscì a definire un processo fondamentale, chiamato di restrizione-modificazione, individuando nei virus alcune modificazioni indotte dal batterio che avevano infettato. Intanto James Watson (studente di Luria) e Francis Crick avevano scoperto la struttura della doppia elica del DNA, aprendo nuove e fondamentali prospettive di ricerca. Altre ricerche avevano individuato gli enzimi di restrizione, e si aprivano le strade alla ingegneria genetica.

Gli eccessi del Maccartismo

Ma l’America degli anni ’50 –’60 era ossessionata dal pericolo comunista, con i ben noti eccessi del Maccartismo, le indagini sui sovversivi o presunti tali, i sistemi di delazione e la richiesta, ai ricercatori ma non solo, di giuramenti di fedeltà, per bloccare eventuali attività antiamericane. L’Università dell’Illinois era particolarmente sospettosa, ed anche Luria, emigrato e italiano che aveva lì il suo laboratorio, venne spiato e tenuto sotto controllo, accusato di mantenere rapporti con i comunisti italiani e privato del passaporto. 

L’approdo di Luria al MIT

Proprio in quel periodo (1955) era stato programmato un congresso di grande importanza ad Atlanta, dove la violenta segregazione razziale offendeva il pensiero di molti scienziati che vi avrebbero partecipato. Le lunghe discussioni sulla opportunità di spostare il congresso diedero a Luria l’occasione di esprimere, con la sua abituale correttezza, le sue opinioni sulla necessità di dare, a tutti gli individui, la possibilità di sviluppare il proprio talento, superando quindi le differenze di razza o colore della pelle. Il convegno si fece, ma altre ragioni burocratiche spinsero Luria, ormai sposato, di accettare un incarico presso il MIT, dove l’ambiente era più aperto e le collaborazioni più stimolanti. Qui ebbe l’opportunità di organizzare una facoltà di eccellenza nei campi della Fisica, della Biochimica e della Microbiologia, aperto alla Radiobiologia e alla Immunologia e, negli anni che seguirono, riuscì a promuovere importanti ricerche sul cancro, nel Center for Cancer Research.

In prima fila contro la discriminazione

La biografia di Selya insiste in modo documentato sulla lealtà di Luria nei confronti del governo americano, mettendo in evidenza come questa lealtà si manifestasse sempre al servizio della società americana, anche attraverso una ferma opposizione alla guerra del Vietnam. La scienza della vita a cui Luria si era dedicato non poteva portare morte e distruzione, e lettere alle autorità, proteste nelle università, comizi e dichiarazioni esplicitavano chiaramente il dovere degli scienziati di esprimere e sostenere opinioni contro il “criminale” conflitto asiatico. Altre battaglie civili contro la discriminazione razziale, a favore dei diritti delle donne e delle minoranze videro sempre Luria esprimere con dignità e con chiarezza le sue idee, per orientare la politica del governo americano verso ideali di uguaglianza, di democrazia, di libertà. È interessante anche la sua difficoltà ad accettare il valore scientifico dei test di intelligenza, spesso costruiti ad hoc, fondati sulla cultura dei bianchi e, di conseguenza, fortemente discriminanti nei confronti della cultura afroamericana.

Razionalità e democrazia

L’idea dominante nella vita intellettuale di Luria era che la razionalità scientifica fosse la chiave per preservare i sistemi democratici e una politica sociale umanitaria. Si rendeva ben conto della necessità di non biologicizzare crimini violenti, da alcuni considerati connaturati alla natura umana, ben sapendo come la povertà e lo sfruttamento sociale potevano esserne cause ben più potenti. Da questo conflitto tra biologi e società nascevano probabilmente le sue riserve verso il Progetto Genoma, che avrebbe potuto portare l’attenzione più sui fattori genetici delle disuguaglianze che su quelli economico-sociali.

Il Premio Nobel per la Medicina

I numerosi articoli scientifici, il premio Nobel del 1969, il suo bel libro di biologia “La vita, un esperimento non finito” testimoniano la fiducia di Luria nella onestà necessaria ad una qualsiasi attività scientifica, ma anche ad ogni attività quotidiana. Per concludere, Selya riporta una foto di Luria nella cucina della sua casa americana con un suo suggestivo commento: Santo cielo, per ventisei anni sono stato io a intrattenere gli ospiti in salotto bevendo un aperitivo mentre lei (mia moglie) era qui ai fornelli. E’ stato in questo momento che il significato della disuguaglianza tra uomini e donne mi ha colpito con maggior forza. Anche un grande scienziato come lui ha avuto bisogno di un momento di “rivelazione” per riconoscere i preconcetti e le aspettative sui ruoli delle donne tanto in ambito domestico che professionale.

Foto: Wikimedia Commons