Scelte prese con il cuore

Anche quando pensiamo di privilegiare la ragione, a guidare le nostre scelte sono in realtà le emozioni. Specialmente, strano a dirsi, quando agiamo nel modo giusto, ossia moralmente più accettabile. Shakespeare avrebbe quindi potuto risparmiarsi il dilemma morale più famoso della letteratura: inutile ponderare  razionalmente i pro e i contro perché nella scelta tra l’essere e il non essere è il cuore che comanda la mente.

Ne sono convinti i neuroscienziati di quattro università americane (Sothern California, Harvard, Caltech e University of Iowa) che hanno collaborato insieme a uno studio pubblicato su Nature, dimostrando lo stretto legame tra razionalità e biologia. Tra loro c’è anche Antonio Damasio, uno dei pionieri nello studio della fisiologia delle emozioni, autore del libro “L’errore di Cartesio” in cui confuta su basi scientifiche la separazione tra mente e corpo, pilastro del pensiero filosofico del matematico francese. Lo studio ha dimostrato che persone con  lesioni nella regione dei lobi frontali, quella  correlata alle capacità emozionali, non sono in grado di prendere decisioni moralmente “corrette”, ossia in linea con i canoni etici condivisi dalla società.

Un esempio: se un vostro conoscente sieropositivo decidesse di infettare di proposito altre persone provocandone la morte, quale di queste opzioni scegliereste: uccidere l’untore o non intervenire affatto? Ebbene, la maggior parte della gente sceglierebbe la seconda opzione mentre le persone affette dalla patologia neurologica, e quindi prive di un ricco bagaglio sentimentale ma dalle normali capacità intellettuali, opterebbero per l’omicidio. Al contrario di quanto si potrebbe pensare, le emozioni spingono verso scelte meno avventate. I neuroscienziati lo hanno dimostrato con un test condotto su trenta individui, sei con lesioni della zona specifica (corteccia prefrontale ventromediale), 12 con danni localizzati altrove, e 12 perfettamente sani. I primi hanno sempre scelto senza alcuna esitazione azioni “impulsive”,  giudicate dagli altri sconvenienti. “A loro mancano l’empatia e la compassione, i requisiti che impediscono alla maggior parte delle persone di fare del male al  prossimo”, commenta Damasio. Al di là dell’interesse scientifico lo studio alimenterà il dibattito filosofico tra le due opposte concezioni  sull’origine dell’etica individuale: come conseguenza di norme e regole sociali o  prodotto della coscienza. (g.d.o)

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