La scienza del 2021: focus su Covid, clima e Spazio

scienza del 2021
Immagine di Arek Socha via Pixabay

Cosa dobbiamo aspettarci dalla ricerca e dalla scienza del 2021? Riusciremo a domare la grave pandemia che nel 2020 ha cambiato le nostre vite? Cosa faremo contro i cambiamenti climatici? Oltre al Covid-19 riusciremo a trovare trattamenti efficaci per malattie ancora non curabili? Poi cosa succederà lontano dai nostri occhi, nello spazio profondo? Ancora non possiamo rispondere a molte di queste domande, né stimare eventi imprevisti e di grande impatto, come alla fine dell’anno 2019 e all’inizio del 2020 nessuno avrebbe potuto prevedere l’emergenza sanitaria che tuttora stiamo vivendo. Ma la scienza e la ricerca di base e applicata già ci consentono di fornire qualche ipotesi su eventi scientifici di grande portata, missioni spaziali, impegno ambientale e nuovi farmaci che potrebbero arrivare e rivoluzionare le nostre conoscenze.

Qualche esempio? Si parte con l’agenda sul clima, che dopo la pandemia è la seconda emergenza (peraltro i due problemi non sono scollegati) con la prossima 26esima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, o Cop26, a novembre a Glasgow. E poi, le missioni spaziali, da una nuova sonda cinese che studierà il pianeta rosso alla ricerca di tracce di vita, all’approfondimento della questione fosfina su Venereè fosfina o no?, da dove viene? – da parte dell’Agenzia spaziale europea (Esa). Ecco alcuni dei principali eventi e appuntamenti della scienza del 2021.

Il clima in primo piano

Anche fra i buoni propositi del 2020 c’era già una maggiore attenzione al clima. Già dal 2015 con l’accordo di Parigi sul clima e ancora di più negli ultimi anni, anche grazie all’impegno dell’attivista più influente del mondo, la giovanissima Greta Thunberg, non solo le istituzioni ma anche il grande pubblico presta sempre maggiore attenzione ai cambiamenti climatici e al riscaldamento globale. Il 2021 – ancor più del 2020, anno in cui la pandemia ha richiamato a sé l’attenzione degli scienziati e dei governi – sarà probabilmente decisivo per la discussione dei problemi climatici e ambientali. Stando a dati recenti forniti dalla ong Climate Action Tracker sarebbe ancora possibile ridurre in maniera importante il riscaldamento globale entro il 2100, e uno degli elementi favorevoli risulta essere la recente sconfitta di Donald Trump. Il presidente neoeletto Joe Biden, infatti, ha reso noto che gli Stati Uniti riprenderanno un ruolo chiave nella lotta al surriscaldamento del pianeta.

Un evento importante sarà la conferenza delle Nazioni Unite Cop26, rinviata dal 2020 al 2021, che si terrà per la prima volta nel Regno Unito, a Glasgow, dall’1 al 12 novembre 2021. Si tratta del primo appuntamento cruciale dopo la Cop21 del 2015 con l’accordo di Parigi, in cui si prevede che i vari paesi assumano obiettivi ancora più stringenti rispetto a quelli del 2015. In generale, ogni 5 anni è prevista una revisione ufficiale, secondo l’accordo di Parigi – in questo caso 6 a causa della posticipazione. L’Europa e la Cina hanno avanzato il proposito di diventare carbon neutral entro il 2050-2060, ovvero far sì che per quella data le emissioni serra di anidride carbonica siano azzerate (o che siano controbilanciate completamente da sistemi di rimozione della CO2). La conferenza servirà a capire se anche gli Stati Uniti di Biden intendono assumere lo stesso impegno.

Pandemia: dai vaccini alle origini del virus

La pandemia di Covid-19 non è finita, purtroppo, anche se un primo spiraglio di luce in fondo al tunnel inizia a vedersi dalla disponibilità e dall’arrivo dei vaccini (vaccinarsi non significa però che potremo subito ritornare alla normalità). La scienza del 2021 combatterà non solo per il clima ma anche contro il coronavirus e nel corso dei mesi si scoprirà quali vaccini sono più efficaci e per quali categorie, nonché si assisterà probabilmente a una delle più grandi campagne di vaccinazione di massa della storia, dopo altre vaccinazioni altrettanto importanti e celebri come quella associata alla poliomielite al morbillo (a partire dagli anni ’60) fino a quella ancora precedente contro il vaiolo – ugualmente essenziali ma che certamente hanno avuto un minore rilievo mediatico.

Nel 2021 potranno arrivare in Europa e in Italia altri vaccini anti Covid, oltre a quello di Pfizer-Biontech già in uso nel nostro paese dal 27 dicembre 2020, come quello di Moderna e quello di Oxford Astrazeneca, che secondo quanto riferito il 27 dicembre dal Sunday Times sarebbe efficace anche questo al 95% come gli altri.

Un altro candidato in corso di studio, i cui risultati potrebbero arrivare nei primi mesi del 2021, è il vaccino di Novavax e di Johnson & Johnson, che a differenza degli altri prevede una sola somministrazione: le compagnie farmaceutiche hanno fatto sapere che qualora tutto procedesse come dovuto, potrebbero essere in grado di produrre fino a 2 miliardi di dosi, coprendo una buona fetta della popolazione mondiale. Si tratta di un vaccino di cui si è discusso poco finora, almeno a livello mediatico, basato su proteine virali (in questo caso la proteina spike o un suo frammento): è un sistema ben collaudato, che richiede di produrre le proteine in laboratorio e la presenza di un adiuvante.

Ma l’impegno della ricerca non riguarderà soltanto i vaccini e le terapie contro il coronavirus, ma anche lo studio delle cause e di come il virus ha infettato il primo paziente. L’Organizzazione mondiale della sanità ha recentemente reso noto che nella prima settimana di gennaio 2021 inizierà a operare una task force internazionale, in Cina, per studiare meglio le origini della pandemia. E c’è già stato un meeting virtuale con gli scienziati cinesi per pianificare il lavoro, nonché sono già in corso vari studi iniziati nel 2020 su questo tema. Con l’aiuto dell’Oms si partirà da Wuhan, dove è stato rintracciato per la prima volta il virus, in particolare dal mercato di Huanan, identificato e ipotizzato come prima sorgente del contagio. L’idea è quella di ricostruire una grande mappa delle possibili origini e dei viaggi del virus, un percorso importante da comprendere per conoscere meglio e domare meglio sia questa sia eventuali future epidemie.

Attenzione anche all’Alzheimer

Nell’occhio del mirino non c’è solo il coronavirus. La ricerca clinica contro le altre malattie continua, anche se in alcuni casi a rilento, proprio a causa della pandemia. Una delle principali piaghe, dopo le malattie cardiovascolari e il cancro, sono le malattie neurodegenerative, fra cui le demenze e l’Alzheimer. Riguardo alla malattia di Alzheimer attualmente sotto i riflettori delle autorità sanitarie c’è il farmaco aducanumab, un anticorpo monoclonale che a differenza degli altri farmaci dovrebbe contrastare la progressione della malattia e non soltanto trattare e attenuare i sintomi cognitivi.

Ci sono due studi clinici di fase 3 – l’ultimo stadio della sperimentazione – su questo medicinale e ora la Food and Drug Administration (Fda) degli Stati Uniti dovrebbe valutare l’efficacia e decidere, probabilmente nel marzo 2021, se approvare aducanumab come trattamento per l’Alzheimer. Tuttavia i due studi di fase 3 mostravano qualche elemento critico, come risultati differenti e la presenza di un effetto collaterale che avrebbe aiutato i pazienti a capire se stavano assumendo la terapia o il placebo e, se una prima revisione della Fda aveva ridimensionato questi elementi, un panel (un gruppo) di esperti della Fda si è espresso contro l’approvazione del farmaco, come riporta Reuters in una nota. Insomma, non c’è nulla di certo. Anche se questo medicinale non fosse approvato nel marzo 2021 ci avviciniamo sempre più a un’era in cui le terapie contro le demenze saranno sempre più orientate ad arrestare la malattia e non solamente a alleviarne i sintomi.


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 La scienza del 2021 nello Spazio

Nel 2020 notizie ben più liete sono arrivate dallo studio dello Spazio e dei pianeti del Sistema solare. Una su tutte: la possibile individuazione – ad oggi ancora incerta – di fosfina su Venere, un gas che potrebbe essere anche prodotto da microorganismi e che dunque testimonierebbe la presenza di una qualche traccia di vita microbica. E la scienza del 2021 potrebbe aprire ad altre novità. Nell’agosto prossimo è previsto un flyby (un sorvolo ravvicinato) di Venere da parte della missione BepiColombo dell’Esa che, anche se non rileva la fosfina, potrebbe anche aiutare a capire qualcosa in più sulla questione analizzando l’attività vulcanica su Venere – un altro processo che potrebbe generare la fosfina.


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Oltre a Venere, i riflettori già da un po’ sono puntati su Marte e anche il prossimo anno 2021 ci saranno delle novità importanti: una nuova missione cinese, Tianwen-1, lanciata il 23 luglio 2020, dovrebbe arrivare a destinazione sul pianeta rosso nel febbraio 2021. Con i suoi 13 strumenti, incluse telecamere, radar e altri sistemi di analisi, scandaglierà il suolo marziano. L’obiettivo è studiare il terreno, l’atmosfera e rilevare eventuali tracce che possano far pensare a una qualche forma di vita. L’atterraggio è previsto su Utopia Platinia, una grande distesa, una zona pianeggiante piena di sassi e rocce provenienti dai vicini crateri. Sempre nel 2021 è previsto l’arrivo su Marte anche di sonde degli Emirati Arabi Uniti e degli Stati Uniti.

Dai buchi neri all’Lhc

Ormai lo sappiamo, i buchi neri e le onde gravitazionali sono connessi fra loro: sono spesso i buchi neri a produrre queste onde, increspature dello spazio tempo generate proprio dalla collisione di questi oggetti massicci. Gli scienziati hanno già scoperto sia gli uni che le altre – e recentemente abbiamo anche ottenuto la prima immagine di un buco nero. Ma nel 2021 ci si spinge oltre: l’idea di alcuni gruppi in Europa, Australia e Nord America, come riporta un articolo su Nature, è quella di trovare nuovi modi per rilevare le onde gravitazionali, servendosi delle stelle di neutroni come segnalatori delle onde gravitazionali. L’obiettivo è rilevare onde di ampia lunghezza d’onda prodotte dai buchi neri supermassicci che si trovano al centro delle galassie (uno per ogni galassia) che ruotano uno intorno all’altro.

Il Large Hadron Collider (Lhc) al Cern di Ginevra ripartirà nel maggio 2021, come da calendario reso noto dal Cern, e proseguirà la sua attività per un anno in più rispetto al previsto, fermandosi alla fine del 2024. Insomma, abbiamo più di tre anni per vederne delle belle dal super collider che ha scoperto il bosone di Higgs nel 2012. Inoltre, sono già in atto e continueranno per tutto il 2021 i preparativi per HiLumi Lhc (High Luminosity Lhc), una nuova fase per Lhc, a ancora più alta luminosità, dunque ad energie maggiori e più potente. L’idea, spiegata dal coordinatore del progetto HiLumi Lhc, l’italiano Lucio Rossi dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), è che si possa aumentare di parecchie volte la luminosità e dunque il numero di collisioni al secondo. Questa maggiore luminosità potrebbe permettere di studiare in un dettaglio maggiore processi noti come gli eventi associati al bosone di Higgs e nuovi processi fisici, rari e finora mai scoperti. Ma HiLumi Lhc non partirà prima della fine del 2027, dunque ancora c’è tempo.

Dal piano S per l’open access alla Brexit

Un aspetto importante della scienza riguarda anche come si fa ricerca e come la si divulga. Dal gennaio 2021 dovrebbe partire il piano S, sottoscritto da 13 paesi e 20 organizzazioni che finanziano la ricerca, che prevede che le pubblicazioni scientifiche siano tutte accessibili liberamente e immediatamente disponibili. Il progetto, lanciato nel settembre 2018 all’interno della cOAlition S (dove Oa sta per open access), sarà attuativo dal 2021 e darà un forte slancio alla condivisione delle informazioni e della conoscenza scientifica.

Quando si parla di ricerca internazionale un altro problema da tenere in considerazione riguarda la Brexit e le sue condizioni. All’indomani dello storico accordo in ambito commerciale fra l’Unione Europea e il Regno Unito, le questioni aperte, quando si parla di ricerca, sono tante e come ricorda Nature l’incertezza rispetto ai finanziamenti per gli scienziati e a molti altri aspetti resta anche nel 2021.

Via: Wired.it