Scienza, ancora assenti le donne nei paper

Prendete oltre 5 milioni di articoli scientifici pubblicati tra il 2008 e il 2012 e poi analizzate tra tutti gli autori (oltre 27 milioni) quanti sono donne e quanti sono uomini. Il risultato? Be’, come spiegano oggi i ricercatori della University of Montreal e della University of Indiana che hanno svolto l’esperimento in un commento su Nature, quello che viene fuori è che ancora oggi esiste un forte sbilanciamento a favore degli uomini nella produzione scientifica mondiale.

Gli scienziati hanno analizzato i paper indicizzati nel database bibliografico Web of Science della Thomson Reuters e sono riusciti a risalire al genere di buona parte degli autori, grazie anche all’aiuto di strumenti provenienti dall’ufficio demografico statunitense e all’uso di formule linguistiche specifiche (per esempio legate alle desinenze dei nomi). In più è stata calcolata la relativa importanza degli autori (distinguendo primo nome, da secondo nome e così via, per esempio).

È così emerso che per ogni paper con nome di donna come primo autore ce ne sono quasi due capeggiati da un ricercatore di sesso maschile, ma non solo, come spiega Vincent Larivière della University of Montreal, tra gli autori dello studio: “In Nord America, Europa occidentale e in altri paesi altamente produttivi per ricerca, abbiamo scoperto che tutti gli articoli con le donne in posizioni di autore dominanti ricevono un minor numero di citazioni rispetto a quelli con gli uomini nelle stesse posizioni”, racconta il ricercatore. “Inoltre, le donne hanno meno collaborazioni internazionali rispetto agli uomini – e le collaborazioni internazionali tipicamente migliorano la probabilità di essere citati”.

Oltre alla scarsa rappresentanza e alle scarse citazioni ricevute dalle ricercatrici quel che emerge dallo studio su Nature è anche, ancora, una notevole disparità di genere nei diversi settori del sapere e delle attività scientifiche: “Le donne prevalgono in discipline come le scienze infermieristiche, l’educazione e il lavoro sociale. Le scienze militari, l’ingegneria, la matematica, l’informatica e l’economia rimangono appannaggio degli uomini, come in effetti le scienze umanistiche”, continua Larivière.

Stabilire però le ragioni di quanto osservato non è così semplice, conclude l’autore: “Dovremmo guardare più da vicino al lavoro stesso per determinare se ci sono caratteristiche che contribuiscono di più a creare queste disparità. Forse ci sono aspetti meno quantitativi, legati magari all’erogazione di borse di studio che rivelano una storia diversa per quanto riguarda le disparità di genere nella scienza. Ed è possibile che ci sia qualcosa di intrinseco in certe discipline che le rende più o meno attraenti per gli scienziati di un determinato sesso”.

Via: Wired.it

Credits immagine: J. Paxon Reyes/Flickr

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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