Sclerosi multipla: premiata la ricerca italiana sulle forme progressive

Se è vero che della sclerosi multipla sappiamo sempre di più, come è stato sottolineato nella conferenza di apertura del congresso congiunto Actrims ed Ectrims, c’è ancora un settore dove la ricerca stenta e i risultati per i pazienti sono scarsi, le forme secondarie progressive. Degli oltre 2,3 milioni di persone nel mondo che convivono con la Sm, oltre 1 milione ha una forma progressiva, oltre 80.000 in Italia.

La maggior parte delle terapie finora utilizzate per la cura della Sm sono focalizzate e hanno efficacia per la forma recidivante-remittente e permettono di controllare gli eventi acuti iniziali della malattia. Non esistono invece ancora trattamenti adeguati per il decorso progressivo. Per questo la comunità scientifica internazionale insieme alle associazioni di pazienti hanno deciso di istituire l’International Progressive MS Alliance per cercare di convogliare fondi e idee di ricerca in questo campo. E soprattutto di fare network per mettere insieme le migliori risorse, finanziarie e umane, per trovare una soluzione.

I primi 22 progetti di ricerca, selezionati fra i 195 ricevuti da 22 paesi diversi, sono stati premiati oggi a Boston nell’ambito del congresso internazionale. “La risposta della comunità scientifica internazionale al nostro primo invito a presentare progetti di ricerca innovativi è stata eccezionale”, ha osservato Mario Alberto Battaglia, presidente della Fondazione Italiana SM (FISM). “Per la prima volta, le sssociazioni SM di tutto il mondo si sono unite, senza considerare i confini geografici, al fine di trovare al più presto risposte per le persone con forme progressive di SM”.

Fra i progetti premiati, l’unico italiano è quello di Massimiliano Calabrese, neurologo della sezione di Neurologia dell’università di Verona che riceverà circa 70mila euro per mettere a punto un sistema per individuare precocemente i pazienti destinati a entrare rapidamente nella fase progressiva della malattia.

A oggi, infatti, è possibile diagnosticare questa fase della malattia solo quando si è già manifestata o, al massimo, immediatamente prima che si manifesti, e comunque quando ormai è spesso troppo tardi per intervenire. Per questo risulta determinante riuscire a comprendere il prima possibile quali siano i pazienti che hanno una maggiore probabilità di evolvere velocemente verso la fase progressiva, così da poterli indirizzare, sin dall’inizio, alle terapie più efficaci tra quelle disponibili.

I progetti presentati oggi rappresentano la prima ondata di finanziamenti: il programma dell’alleanza è a lungo termine, con un investimento complessivo di 22 milioni di euro nei prossimi cinque anni. Entro la fine dell’anno sarà quindi aperta una nuova call per i ricercatori che hanno dei progetti innovativi sulle forme progressive. Il secondo round di finanziamenti avrà l’obiettivo di formare dei network internazionali di almeno 3 enti (non solo centri di ricerca ma anche enti no profit, istituzioni pubbliche e aziende).

Credits immagine: Parthiv Haldipur/Flickr

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