Scoperta nella Domus Aurea la sala della Sfinge

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Restauravano la Domus Aurea e l’hanno trovata quasi per caso: un’intera sala affrescata, risalente al I secolo d.C. La sala della Sfinge era lì, al riparo da qualsiasi sguardo da duemila anni. Stava infatti nascosta nel famoso complesso della villa dell’imperatore Nerone, il grande palazzo imperiale che fu eretto nel 64 d.C. dopo il celebre incendio della capitale e di cui oggi restano le rovine. Rovine che, a quanto pare, non smettono di riservare sorprese, come questa ultima straordinaria scoperta, degli archeologi e restauratori del Parco archeologico del Colosseo, che riaccende il fascino dell’antico Impero.

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La scoperta nella Domus Aurea, un caso

Gli esperti, dal ponteggio eretto per restaurare la sala 72 del complesso, si erano accorti di una apertura a nord della copertura della stanza. Difficile immaginare l’emozione quando il personale ha visto apparire una volta a botte, completamente ricoperta di affreschi. Gli intonaci apparivano in discreto stato di conservazione. Ma un’analisi più approfondita, tuttavia, ha dimostrato che la decorazione è offuscata da veli di carbonatazione e da cospicue efflorescenze saline e patine biologiche. Così sono subito cominciate le operazioni di restauro che hanno dovuto tener conto delle condizioni microclimatiche dell’ambiente, che per molti anni non ha visto la luce.

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La Sfinge. Crediti: Parco Archeologico del Colosseo

La Sfinge e gli altri affreschi

L’ambiente riportato alla luce è stato battezzato sala della Sfinge perché uno sulla volta è dipinta, anche se purtroppo poco leggibile, la mitologica figura egizia, accompagnata da altre creature mitologiche o reali, come pantere, centauri rampanti, e da motivi naturalistici come ghirlande e piante con foglie rosse, verdi e gialle. E ancora, uccelli, frutta, fiori.

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Figura di centauro. Crediti: Parco Archeologico del Colosseo

La maggior parte degli affreschi è elegantemente bordata di giallo, rosso e oro, nello stile tipico dell’epoca. Secondo gli studiosi le pitture potrebbero essere state eseguite dalla ben nota bottega A, che operava a Roma tra il 65 e il 68 d.C. e si distingueva per la grande versatilità nello stile, declinato in base all’ambiente che era chiamata a decorare. Nel caso della sala della Sfinge dominano i fondi bianchi e le architetture leggere con festoni che, secondo gli esperti, danno un effetto di chiarezza e ariosità per un ambiente già in origine poco luminoso.

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Decorazione vegetale con uccellino. Crediti: Parco Archeologico del Colosseo

La sala nella Domus Aurea

Probabilmente, la sala era stata ricoperta con terra per fare da fondamenta alle Terme di Traiano, e in futuro resterà ancora in buona parte interrata, per non compromettere la stabilità della struttura. Anche l’intervento di restauro è stato conservativo e si è limitato a mettere in sicurezza le decorazioni emergenti, con prodotti consolidanti caratterizzati da buon potere adesivo e scarsa fluidità, allo scopo di impedire l’infiltrazione dell’acqua al di sotto del livello dell’interro.

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La mappa del complesso della Domus Aurea. Crediti: Parco Archeologico del Colosseo

“La scoperta di questa sala si inserisce nella strategia di ricerca scientifica che il Parco porta avanti ogni giorno contestualmente agli interventi di messa in sicurezza e restauro”, ha spiegato Alfonsina Russo, direttrice del Parco Archeologico del Colosseo. “È rimasta nell’oscurità per quasi venti secoli e oggi la Sala della Sfinge ci racconta le atmosfere degli anni del principato di Nerone”.

Articolo prodotto in collaborazione con il Master in Giornalismo e Comunicazione Istituzionale della Scienza dell’Università di Ferrara


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