Se la morte non è contemplata

Quando si parla di tumori, dare risalto alle notizie positive e incoraggianti è importante, ma lo è anche offrire un servizio di informazione corretto ed equilibrato. Cosa che raramente i media fanno. A metterlo in evidenza è Jessica Fishman dell’Università della Pennsylvania (Philadelphia, Usa), con un articolo su Archives of Internal Medicine, pubblicazione del Journal Of the American Medical Association (Jama).

La ricercatrice ha condotto un’analisi dei contenuti delle notizie sul cancro apparse tra il 2005 e il 2007 in otto dei maggiori quotidiani e in cinque magazine statunitensi. Di 2.228 titoli legati al tema dei tumori, Fishman ha selezionato un campione di 436 notizie (312 da quotidiano e 124 da magazine). L’analisi mostra che soltanto 57 articoli (13,1%) hanno discusso la possibilità di fallimento dei trattamenti nell’allungare la vita o nel debellare la malattia, o il fatto che alcuni tipi di cancro sono incurabili. Meno di un terzo, inoltre, (131) ha fatto cenno agli eventi avversi dei trattamenti.

In generale, il 32,1 per cento (140 articoli) si è focalizzato su casi di persone guarite dal tumore e appena il 7,6 per cento (33 articoli) su persone decedute o che stavano morendo (10 articoli hanno parlato sia di sopravvivenza sia di morte). Soltanto due notizie, infine, hanno avuto come tema centrale le cure palliative e gli hospice. La maggior parte (259 articoli, corrispondenti al 57,1%) ha riguardato esclusivamente i trattamenti.
 
“È soprendente che così pochi articoli parlino delle morti, considerando che metà dei pazienti cui viene diagnosticato un tumore non sopravvive”, scrive l’autrice. “Per molti pazienti inoltre – continua Fishman –  è importante essere informati sulle cure palliative e sui rischi e i benefici potenziali dei trattamenti, perché queste informazione possono aiutarli a prendere decisioni che riflettano realisticamente la loro prognosi”. Certamente, conclude l’autrice, non è possibile stabilire un numero minimo di articoli che dovrebbero affrontare questi argomenti, ma i principi che guidano una corretta informazione dovrebbero essere sempre applicati. (t.m.)

Riferimento: doi:10.1001/archinternmed.2010.11

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