Sempre più mercurio negli oceani

Il mercurio è un metallo tossico che tende ad accumularsi all’interno degli organismi attraverso diverse vie, tra cui la respirazione, l’ingestione o il contatto diretto. E secondo uno studio, pubblicato su Nature, le emissioni di questo elemento nell’ambiente sono notevolmente aumentate, e così i pericoli per gli animali e anche gli esseri umani. In alcune regioni, spiega lo studio, le emissioni sarebbero addirittura triplicate, in seguito ad attività umane come le estrazioni minerarie e la combustione di sostanze fossili.

Secondo alcuni modelli recenti, le emissioni avrebbero aumentato i livelli di mercurio negli oceani di milioni di moli (la mole è l’unità di misura della quantità di una sostanza) dal sedicesimo secolo ad oggi. Finora però non era stato possibile verificare queste assunzioni a causa della mancanza di dati e statistiche affidabili.

Così, per indagare meglio sul fenomeno, Carl Lamborg e i colleghi della Woods Hole Oceanographic Institution hanno analizzato le misurazioni oceanografiche dei livelli di mercurio dissolto nelle acque degli oceani Atlantico, Pacifico, Artico ed Antartico, ottenute durante diverse spedizioni recenti.

Dai risultati ottenuti, gli scienziati hanno potuto osservare che le acque dell’Atlantico del nord sono anomalamente ricche di mercurio, se confrontate con quelle della parte sud dell’Atlantico, del Pacifico e dell’oceano Antartico, probabilmente a causa delle emissioni causate dagli esseri umani. I ricercatori hanno anche potuto stimare che la quantità di mercurio proveniente dalle emissioni umane contenute negli oceani a livello globale si aggira attorno alle 300 milioni di moli, 2/3 dei quali sarebbero contenute in acque meno profonde di un migliaio di metri. Questo rappresenterebbe un aumento del 150% dei livelli di mercurio in acque termocline (ossia lo strato delle acque di un oceano nelle quali la temperatura subisce un rapido cambiamento). L’aumento sarebbe invece stato del 300% nelle acque di superficie, ossia quelle acque che si raccolgono sulla superficie della terra.

Secondo gli scienziati, le informazioni ottenute sono fondamentali per capire i processi tramite i quali il mercurio inorganico viene convertito in metilmercurio, un composto estremamente tossico, e come esso si accumuli negli organismi acquatici e da qui, nella  catena alimentare.

Riferimenti: Nature doi: 10.1038/nature13563

Credits immagine: Jamie Grant/Flickr

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