Sesso, realtà fluida

Domenico Rizzo (a cura di)
Omo Sapiens. Studi e ricerche sugli orientamenti sessuali
Carocci, 2006
pp.271, € 21,50

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Uomo/Donna, Omo/Etero: dicotomie che per secoli hanno fondato saperi e poteri, a partire da una presunta “natura”. Solo negli ultimi decenni del Novecento, l’idea di natura ha iniziato ad arretrare (mai abbastanza), e il dibattito su sesso e sessualità si è arricchito di nuovi concetti, quale quello di genere, definito come “categoria attraverso la quale studiare le identità maschili e femminile non in se stesse, ma come costruzioni sociali e culturali che si realizzano all’interno di un sistema di reciproche relazioni”. Grazie a questa innovazione concettuale è stato finalmente possibile rendere storico il modo in cui gli individui esprimono, conoscono e regolano la sessualità. Se infatti si rinuncia alla semplificazione apparentemente naturale che comprende solo l’eterosessualità, appare chiaro che le idee sul comportamento sessuale sono legate a particolari momenti storici e culturali. Studiare l’evoluzione delle prospettive con cui si guarda alla sessualità e alle sue norme fa parte dei cosiddetti “studi di genere”: in Italia si sta faticosamente colmando il ritardo rispetto ad altri paesi, nei quali questo ambito culturale ha già avuto una consacrazione anche istituzionale, con cattedre e dipartimenti dedicati.

La collana editoriale inaugurata da questo volume vuole essere proprio un primo passo in questa direzione, pubblicando una collezione di saggi che copre a trecentosessanta gradi il panorama culturale “queer”, un termine che sta proprio a indicare l’approccio allo studio del genere che ha modernizzato il femminismo: se la sessualità è una realtà fluida, la risposta al maschilismo dominante non può essere solo “femminile”, perché significherebbe riproporre un paradigma culturale sostanzialmente immutato, anche se di segno opposto. Queer è dunque la visione dell’identità “che sfugge a qualsiasi paradigma binario (maschile vs. femminile, etero vs. omosessuale ecc.)”, un punto di vista che permette di leggere tutta la realtà delle relazioni sociali (famiglia, immaginari culturali, legislazione, ecc).

Questa raccolta prende per esempio in considerazione le omofobie nella società italiana (con una ricerca empirica), o la letteratura queer dell’inglese Jeanette Winterson, con scritti che in parte provengono dalle proposte presentate per la prima edizione del premio “Maria Baiocchi” per gli studi di genere, che ha premiato una tesi di laurea e una tesi di dottorato: uno stimolo per la ricerca in questo campo. Molto interessante anche il contributo storico di Lorenzo Benadusi, che analizza il rapporto tra fascismo e omosessualità mettendo a confronto i casi di tre artisti gay: Ottone Rosai, Giovanni Comisso e Filippo de Pisis. Benadusi, che a questo tema ha già dedicato un libro (Il nemico dell’uomo nuovo, Feltrinelli 2005) mostra diversi aspetti della vita e della sensibilità omosessuale di fronte a un regime totalitario che si preoccupava di celare: intolleranza nei confronti del “vizio” esibito, ma anche una minima protezione nei confronti di artisti affermati che della propria omosessualità non facessero vanto. Rosai, per esempio, squadrista e fascista della prima ora, nascondeva l’omosessualità proprio nella ricerca della normalità, mentre Comisso si ritirò in una vita rurale dove meno sentiva il peso del conformismo e nella spontaneità dei contadini poteva creare una sorta di atmosfera omoerotica non sgradita al regime, in quanto esaltava comunque il cameratismo e il nudo maschile. L’eccentrico de Pisis ebbe invece maggiori difficoltà a nascondere la propria sessualità, e mentre si riusciva ad affermare a Parigi, l’Italia fascista lo disprezzava pubblicamente per la virilità assente. È storia, ma potrebbe sembrare cronaca dell’Italia di oggi.

Anche per questo va sottolineato il valore di questo volume e degli sforzi che molti in Italia stanno facendo per aprire le prospettive culturali verso uno studio della sessualità libero da schemi stereotipo e pregiudizi.

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