Sì alla diagnosi preimpianto

La possibilità di effettuare diagnosi preimpianto, l’apertura alle tecniche riproduttive anche a coppie portatrici di Hiv o epatite, e un arricchimento dell’assistenza alla donna con adeguati interventi psicologici sono le novità  principali varate dal ministro Livia Turco.

Le nuove linee guida riconoscono la possibilità di ricorrere alle tecniche di procreazione  medicalmente assistita (Pma) anche “alla coppia in cui l’uomo sia portatore di malattie virali sessualmente trasmissibili, e in particolare del virus Hiv e di quelli delle epatiti B e C”,  riconoscendo questi casi come “assimilabili ai casi di infertilità”. In queste coppie, infatti, esiste un elevato rischio di infezione per la madre e il feto, conseguente a rapporti sessuali non protetti con il partner sieropositivo. Un rischio che, “di fatto preclude a queste coppie la possibilità di avere un figlio”.

Le nuove norme contengono anche l’indicazione che ogni centro per la Pma “debba assicurare la presenza di un adeguato sostegno psicologico alla coppia, predisponendo la possibilità di una consulenza da parte di uno psicologo adeguatamente formato nel settore”. Inoltre, dopo le sentenze di vari tribunali e del Tar del Lazio, è sancita “l’eliminazione dei commi delle precedenti linee guida che limitavano la possibilità di indagine a quella di tipo osservazionale”. (DIRES-DIRE)

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