A pochi chilometri dalle coste della Sicilia sud-occidentale, tra Mazara del Vallo e Sciacca sono appena stati scoperti 6 vulcani sottomarini. Si chiamano Actea, Climene, Nesea, Doride, Ianeira e Ianassa. A individuarli sono stati i ricercatori dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) di Trieste. Con il loro studio, pubblicato su Marine Geology, e grazie alle due campagne condotte a bordo della nave da ricerca Ogs Explora, confermano le ipotesi precedenti sull’esistenza di tre vulcani sottomarini e ne individiduano tre per la prima volta.
I vulcani sottomarini
Servendosi di mappe batimetriche ad alta risoluzione, analisi sismiche e magnetiche, il team di ricercatori è riuscito a ricostruire nel dettaglio la morfologia del fondale marino, dimostrando che i vulcani sottomarini si trovano a profondità tra 180 e 80 metri e il loro diametro varia da circa 400 a 1200 metri. “Tutti i vulcani che abbiamo rilevato sono localizzati entro 22 chilometri dalle coste della Sicilia e uno in particolare si trova a soli 7 km da Capo Granitola”, spiega Emanuele Lodolo, autore dello studio. Actea, il vulcano più vicino alle coste, ha una morfologia molto complessa e presenta una colata lavica che si estende per oltre 4 chilometri. Le dimensioni di questa colata, spiegano i ricercatori, sono paragonabili a quelle di grandi apparati vulcanici e rappresentano un caso unico per questo settore del Canale di Sicilia.
I sei vulcani sottomarini sono situati a 14 chilometri a Nord di quelli già conosciuti del Banco Graham, di cui fa parte il famoso vulcano sottomarino, nell’isola di Ferdinandea, generata nel 1831 a seguito di un’eruzione sottomarina. Dalle analisi dei dati, risalenti alle indagini effettuate ad agosto 2017 e febbraio 2018 nel corso del progetto di ricerca Fastmit, è emerso che questi vulcani sono stati generati durante la fase magmatica precedente all’Ultimo massimo glaciale (Lgm), di circa 20 mila anni fa. “Solo il vulcano Actea mostra indicazioni di una riattivazione più recente, probabilmente successiva alla risalita globale del livello del mare in seguito all’ultima deglaciazione”, spiega Dario Civile, ricercatore Ogs.
L’importanza della scoperta
L’Italia, con i suoi oltre 8000 chilometri di coste, rispetto ad altri Paesi è più vulnerabile a causa della sua complessità geologica e geomorfologica, e ha bisogno, quindi, di piani adeguati di mappatura dei fondali marini e di tutela delle aree costiere. “Dobbiamo sottolineare che nessuno di questi edifici vulcanici era stato precedentemente riportato né nelle carte nautiche comunemente utilizzate, né nelle mappe batimetriche sinora disponibili” spiega Civile.
“La scoperta di vulcani sommersi così vicini alla costa della Sicilia dimostra che ci sono ampie aree sommerse vicino al litorale che sono ancora poco conosciute e studiate, nonostante siano state attraversate, sin dai tempi più remoti, da innumerevoli imbarcazioni di ogni tipo”, conclude Lodolo, sottolineando quanto sia fondamentale riuscire ad analizzare il rischio vulcanico per le zone costiere densamente abitate, come appunto la Sicilia.
Riferimenti: Marine Geology