Società

Paesaggi sonori, il lockdown in 10 suoni

Nelle intenzioni dell’Unesco doveva essere l’anno internazionale del suono, destinato a sensibilizzare i cittadini di ogni paese sulle tematiche dell’ambiente sonoro e del rumore. In realtà il 2020 sarà ricordato soprattutto come l’anno del silenzio. La pandemia di SARS-COV2 ha infatti costretto l’umanità a tirare il freno a mano. In quasi tutti i paesi del mondo il lockdown ha messo in sordina i rumori “umani”, spegnendo i motori (aerei, automobili, impianti produttivi), silenziando concerti e manifestazioni collettive. E in questa pace, mentre gli animali si riprendevano gli spazi perduti, noi abbiamo potuto riascoltare suoni ormai dimenticati come il canto del gallo o degli uccelli in città, sviluppare una inedita nuova attenzione verso silenzi, suoni e rumori. Li abbiamo ascoltati – a volte anche catturati – attraverso le finestre e i balconi, per capire cosa stesse succedendo al di fuori delle nostre abitazioni. E qualcuno li ha anche raccolti sul web: il Sounds from the global Covid-19 lockdown, iniziativa lanciata da Stuart Fowkes nell’ambito del What is Cities and Memory, un progetto collaborativo per mappare i suoni del mondo che in cinque anni ha raccolto oltre 3.000 registrazioni audio da 90 paesi.

Durante il lockdown lo #StayHomeSounds project ha documentato il cambiamento del rumore negli abitati umani per contribuire a un progetto artistico dedicato alla memoria della pandemia. Una straordinaria testimonianza in cui accanto a quelli delle città, in una versione del tutto insolita, i rumori della natura si ripropongono senza troppe interferenze al nostro udito finalmente disponibile all’ascolto.

I suoni del lockdown, la compilation italiana

Ecco allora una selezione di 10 registrazioni effettuate nel corso del lockdown italiano che raccontano come abbiamo vissuto i 69 giorni di clausura.

Ravenna città fantasma

Ravenna, 22 marzo: “La risonanza della strada deserta catturata dal mio balcone una domenica pomeriggio. Il cagnolino del vicino cerca di attirare la mia attenzione, il canto degli uccelli prende il sopravvento nell’insolita assenza di macchine di passaggio. Qualche rumore, alcune voci risuonano in sottofondo. Una città fantasma” (Adriano Zanni).

Milano, le ambulanze corrono nella città ferita

Milano, 5 maggio: in una città profondamente ferita, è necessario “non buttare via nulla dell’esperienza e tenere bene a mente i ricordi della quarantena”. Il silenzio è rotto dalle voci di una bambina, e dal suono sinistro delle ambulanze.

Verona si sveglia con il canto del gallo

Verona, 4 aprile: “Ho odiato il richiamo di questo gallo per molte estati, soprattutto da quando inizia a cantare alle 4.30 del mattino… ora mi piace ascoltarlo nel mix dei suoni naturali circostanti. Questi giorni di blocco forzato a causa di Covid-19 accentuano i suoni naturali, ed è molto bello” (Alessandra Pinamonte).

Magic moment a Rimini

Rimini, 21 aprile: “Ero seduta in terrazza, e ad un certo punto ho sentito il suono della musica di Einaudi, l’ho ascoltato e allo stesso tempo ho notato che gli uccelli cantavano insieme al ritmo della musica. Bel momento” (Zuzana Balazova).

Pasqua cupa a Legnano

Legnano, 12 aprile: “Il suono proviene dal mio balcone alle 6.45 di Pasqua. L’Italia è chiusa, solo i supermercati e le farmacie sono aperti” (Alberto Lupi).

Rivoli: merli, gazze, cani e un campanile in lontananza

Rivoli (Torino), 26 marzo: “Vivo in Italia, precisamente nel Nord Italia, che è la parte del paese più colpita dalla pandemia. Gestisco un negozio di dischi che sono stato costretto a chiudere e nessuno sa per quanto tempo. Trascorro le mie giornate ascoltando musica, leggendo libri e suonando. I miei due gatti a volte partecipano. Quello che mi manca di più è camminare nella natura; nella mia città c’è un parco naturale dove puoi anche vedere – se hai fortuna – cervi, cinghiali, scoiattoli e volpi e guardare molti uccelli come poiane e picchi. Quindi ora sto facendo amicizia con merli e gazze che volano intorno al mio balcone” (Stephono Zip).

Firenze, suoni di periferia e pensieri di libertà

Firenze, 15 aprile: “L’Italia è stata una delle prime aree al di fuori della Cina ad essere stata colpita dalla pandemia di Covid-19, e l’intero paese è bloccato dall’8 marzo, e ancora non vediamo la fine. Le abitudini quotidiane sono cambiate drasticamente e ora questa faticosa routine è quasi percepita come una nuova normalità, anche se non è normale ed è nostro dovere pensare alla libertà perduta come qualcosa di prezioso che deve essere recuperato nella sua interezza quando le cose andranno meglio. La registrazione è stata effettuata al mattino presto in una zona di Firenze ai confini del centro storico della città, dove di solito c’è un certo traffico automobilistico e molte persone sono in giro” (Valerio Orlandini).

Incanto a S. Giorgio del Sannio

S. Giorgio del Sannio 3 maggio: “Questo è quello che sento fuori dalla porta di casa, nel sud Italia, in campagna. Si sentono le campane della chiesa, i bambini che giocano, un sacco di uccelli e un uomo in sottofondo che dice “ato che coronavirus!”, cioè “altro che coronavirus!” (Luca Castaldo).

Le campane segnano il tempo della quarantena al Sud…

Bari, 5 aprile: “La voce delle campane nel silenzio della quarantena” (Roberto Lippolis).

…Come al Nord

Casale Monferrato, 4 aprile: “Le campane di mezzogiorno sono diventate un evento nel panorama sonoro del lockdown in nord Italia” (Gianni Siccardi).


Articolo prodotto nell’ambito del Master in Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza dell’Università di Ferrara

Foto di wangxiaoye da Pixabay

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