Sono 11 su 21 le aree protette in Italia che rischiano la paralisi, a causa della burocrazia, dei commissariamenti e delle incertezze sulle nomine dei direttori. Così denuncia un dossier del Wwf Italia presentato oggi presso la sede dell’Associazione. Nel documento si esprimono preoccupazioni sul destino di alcune aree protette commissariate come Cilento Maiella e Gran Sasso-Monti della Laga, di altre senza Ente gestore o in gestione provvisoria. Ma non solo, nel documento si ricorda l’esistenza di aree fuorilegge come Gennargentu e il Delta del Po, parchi già istituiti ma non ancora bloccati e quelle ancora da istituire come la Sila e l’Alta Murgia. Si denuncia inoltre la presenza di 6 parchi ancora senza direttore e, uno di questi, la Maddalena, anche a rischio cemento. A dieci anni dalla legge quadro sulle Aree Protette, nel dossier si chiede al ministro dell’Ambiente che i parchi nazionali diventino finalmente operativi e che si risolva il problema della burocrazia. Basti un esempio: oggi i parchi italiani spendono in media circa il 70 per cento delle loro risorse in burocrazia e solo il restante 30 per cento per le attività istituzionali, come la conservazione della natura, l’istruzione e la ricerca, la promozione dello sviluppo sostenibile. ” E’ fondamentale che anche l’Italia abbia avviato il proprio Piano nazionale della Biodiversità entro il 2002, quando, in occasione della Conferenza mondiale sullo Sviluppo Sostenibile a Johannesburg, si farà il punto su cosa è stato fatto per l’applicazione della sostenibilità in tutti i paesi del mondo”, ha spiegato Gianfranco Bologna, portavoce del Wwf Italia. (p.c.)
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