La preziosa spada di Ali Atar ora splende in 3D

Spada di Ali Atar
Spada di Ali Atar

La spada d’oro e d’avorio cade dalle mani del leggendario generale Ali Atar, sconfitto dalle truppe dei cattolicissimi re di Castiglia. Il condottiero muore tra le rocce del rio Génil, a Lucena in Andalusia, trafitto dalla lama del soldato spagnolo Lucas Hurtado. Tutto è perso: il sultano Boabdil viene fatto prigioniero, le sue truppe costrette alla fuga, l’ultimo sultanato di Spagna è al tramonto. E la spada di Ali Atar? Trafugata dagli spagnoli al termine della battaglia, passa di mano in mano e cinque secoli dopo la splendida arma crisoelefantina finisce nel museo dell’Esercito di Toledo, che la custodisce gelosamente come uno dei suoi pezzi più preziosi. Da oggi però è possibile ammirarla anche da casa: la spada di Ali Atar è stata infatti digitalizzata in 3D dal lavoro congiunto dell’Università Politecnica di Valencia e IngHeritag3D.

Come raccontano in un articolo pubblicato sulle pagine di Virtual Archaeology Review, i ricercatori hanno ricostruito virtualmente la spada con una capacità di dettaglio inferiore al millimetro. Un metodo – spiegano – per analizzare e monitorare lo stato di conservazione del prezioso manufatto, ma anche per rendere accessibile un tesoro ancora poco conosciuto.

La spada, un gioiello ispanoarabo

L’arma è tra le poche spade giunte a noi dalla Granada del XV secolo. È dritta, la si impugnava con una sola mano, ha un pomo rotondo e una lama a doppio filo che però ha perso la punta. È una spada jineta, cioè un tipo di spada prodotto durante la dinastia dei Nasridi, ultimi regnanti del Sultanato di Granada, dal 1230 al 1492. “L’origine di questo tipo di spada è probabilmente nordafricana, berbera”, racconta Jose Luis Lerma Garcia dell’Università Politecnica di Valencia, autore del lavoro. “In generale, non sappiamo molto sulle armi arabe di quel periodo. Però, molto probabilmente il mondo ispanoarabo e quello cristiano si influenzavano a vicenda e le armi con cui si scontravano non erano così diverse”.

Spada di Ali Atar
Spada di Ali Atar. Crediti: Museo dell’Esercito, Toledo

Di particolare interesse – sottolineano gli autori dello studio – il lavoro decorativo che gli artigiani del sultano ricamavano sopra queste armi e che si può vedere anche sull’elsa della spada di Ali Atar. La guardia è a forma di due teste di elefanti, il pomello dorato. E sull’impugnatura, tra gli arabeschi, vediamo incise due epigrafi in arabo: “l’impero perpetuo, la gloria permanente”.

L’impugnatura della spada. Crediti: Margot Gil-Melitón/José Luis Lerma

Ali Atar, ultimo condottiero del sultano

Ali Atar era uno dei più stimati generali dell’esercito di Granada, governatore di Loja e signore di Zagra, nonché padre della regina Morayma, moglie del sultano. Nonostante fosse di umili origini, aveva intrapreso la carriera militare e grazie alle sue abilità in guerra era diventato un comandante di successo. Combatté fino a novant’anni, trovando la morte nel tentativo disastroso di conquistare la città cattolica di Lucena, il 21 aprile 1483. Di lì a dieci anni, il sultanato cadrà e la storia ispanoaraba finirà.

Spada di Ali Atar
La resa di Granada, di Francisco Pradilla (XIX sec.)

Nel frattempo la spada di Ali Atar passa di mano in mano: da Lucas Hurtado, che l’ha rubata in battaglia dopo aver ucciso l’anziano generale, al Signore di Palma, Don Luis de Portocanero, che la dona al monastero di San Jeronimo de Valparaìso di Cordoba. Qui viene custodita per secoli dai monaci fino a quando, a metà dell’800, entra nella collezione del museo dell’Esercito di Toledo.

Digitalizzare una spada

Per digitalizzare la spada i ricercatori hanno scattato 539 fotografie a una distanza da 30 a 50 cm, con la tecnica della fotogrammetria, utilizzata in architettura, cartografia e topografia per acquisire dati su oggetti e volumi nello spazio.

spada di Ali Atar
Ricostruzione digitale e planimetria della spada. Crediti: Margot Gil-Melitón/José Luis Lerma

Dato che il materiale della spada è altamente riflettente, i ricercatori hanno fotografato con dei filtri polarizzatori per attenuare il riflesso che avrebbe danneggiato la qualità dei pixel. Quindi hanno sovrapposto immagini digitali e planimetrie della spada. Il risultato è il modello 3d, manipolabile virtualmente, la cui precisione submillimetrica può fornire importanti dati su conservazione e usura della spada. “Queste tecnologie di digitalizzazione aiutano a rendere accessibili a un pubblico più vasto i beni culturali – scrive Lerma – E al contempo, sono utili anche per la ricerca, perché aprono una nuova linea di studio, che punta a ricostruire il passato attraverso il virtuale”.

Riferimenti: Virtual Archaeology Review

1 commento

  1. Ali Atar è un sultano dell’ Antico Regno che fa capo anche ad Ali Aftar, solo che il primo è un totalitarista, il secondo un terrorista. Attenzione a non confondere le armi da museo con quelle VERE. Ogni guerra mondiale a pezzi è ripudiata da Europa, Italia, Eurasia, Eurafrica e i ricchi possidenti di tali arnesi da battaglia possono essere bravi fino che vogliono ma ora, in quest’era di sangue e troppe vite spezzate, ci manca il fiato. Basta! (Papa Francesco, “catechesi prepasquale” 2019)

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