Polaris Dawn: la missione di Isaacman, astronauta miliardario

polaris dawn
Photo credit: Polaris Program / John Kraus

E’ prevista per luglio 2023. E certamente rimarrà negli annali per alcune particolari caratteristiche. Parliamo della missione Polaris Dawn, nella quale il vettore Falcon 9 di Space X, partendo dallo storico complesso di lancio 39A del Centro Spaziale Kennedy in Florida, porterà in orbita la navicella Dragon. Polaris Dawn fa parte del programma Polaris, che prende il nome dalla stella che ha orientato gli esploratori nel corso della storia, e che ha l’obiettivo di mostrare l’avanzamento raggiunto dai voli spaziali verso le future missioni sulla Luna, su Marte e oltre.

Polaris Dawn da record

Ed ecco un primo record. Se tutto andrà secondo i piani, infatti, la navicella Dragon volerà più in alto delle altre missioni nelle quali è stata impiegata, cercando di raggiungere l’orbita terrestre più alta mai volata, a millequattrocento chilometri dalla superficie terrestre, superando così il limite delle 853 miglia (circa 1373 chilometri) raggiunte nel 1966 dall’equipaggio di Gemini 11. Secondo la NASA, si tratterebbe della maggiore altitudine mai raggiunta da ogni precedente missione con equipaggio non lunare.

Miliardario al comando di Polaris Dawn

C’è di più: a finanziare la missione è infatti Jared Isaacman, classe 1983, imprenditore, pilota, filantropo e astronauta commerciale americano. Isaacman è il fondatore e CEO di Draken International, fornitore di forze aeree private e del sistema di pagamenti Shift4. Il suo patrimonio netto, stimato a febbraio 2023, è di 2,1 miliardi di dollari. Isaacman ha già incassato un grande successo con la missione spaziale Inspiration4, con la quale al comando della navicella Dragon Resilience, nel settembre 2021, ha portato in orbita il primo equipaggio di soli cittadini privati, e poi di nuovo sulla terra dopo tre giorni nello spazio, con un perfetto ammaraggio nell’Oceano Atlantico.

Isaacman sarà il comandante anche di Polaris Dawn, affiancato dal pilota Scott Potet, tenente colonnello in pensione dell’aeronautica degli Stati Uniti, oltre che da Sara Gillis, ingegnera specialista, e Anna Menon, ingegnera e ufficiale medico della missione.

Obiettivo: EVA

Questa volta l’obiettivo più spettacolare sarà la passeggiata spaziale, tentata a 700 chilometri dalla terra. L’equipaggio, dopo aver indossato le nuove tute spaziali pressurizzate per attività extraveicolari (EVA), ideate da SpaceX, darà il via alla lenta depressurizzazione della cabina. Sarà quindi aperto il portellone nella parte superiore della capsula dal quale gli astronauti, ancorati alla navicella, potranno uscire e ammirare il cosmo fluttuando nello spazio. I dati raccolti nel corso dell’EVA saranno importanti per realizzare le tute che gli astronauti utilizzeranno nelle future missioni di lunga durata sulla Luna e su Marte.

Un test per Starlink

Un altro degli obiettivi della missione è anche quello di testare il sistema di comunicazione laser Starlink – l’infrastruttura satellitare ideata da SpaceX. Tra gli esperimenti scientifici svolti a bordo ci saranno quelli relativi agli effetti delle radiazioni e della microgravità sull’organismo degli astronauti. Altre indagini, in collaborazione con centri di ricerca come il Translational Research Institute for Space Health (TRISH) o il Weill Cornell Medicine, riguarderanno invece il monitoraggio e la rilevazione, grazie agli ultrasuoni, degli emboli gassosi venosi (VGE), prima e dopo la passeggiata spaziale, contribuendo agli studi sulla malattia da decompressione. Infine, si cercherà di comprendere le cause della sindrome neuro-oculare associata al volo spaziale (SANS), che rappresenta un rischio fondamentale per la salute umana nei voli spaziali di lunga durata.

La prossima sfida

Ma il miliardario Isaacman non ha intenzione di fermarsi qui. La sua prossima sfida sarà infatti una missione con equipaggio che utilizzerà la navetta Starship, anche questa realizzata dall’azienda aerospaziale SpaceX di Elon Musk. Si tratta dell’enorme navicella spaziale capace di ritornare sulla terra atterrando in verticale. Un progetto per il quale la Nasa ha assegnato a SpaceX un contratto di quasi 3 miliardi di dollari in vista della missione Artemis III, prevista per il 2025, che riporterà di nuovo l’uomo sulla Luna, a più di cinquant’anni dalla missione Apollo 11, avvenuta il 19 dicembre 1972.

Credits immagine: Polaris Program/John Kraus CC