Società

“Di che squadra sei?”, i tifosi sono come fratelli

NON è scritto nel Dna, ma poco ci manca. Il tifo per la propria squadra del cuore infiamma, fa esultare, fa piangere, divide e soprattutto unisce. Con un legame talmente forte da poter essere accostato a quello tra i parenti stretti. A scoprirlo, e raccontarlo sulle pagine della rivista Scientific Reports, un’équipe di neuroscienziati del D’Or Institute for Research and Education (IDOR), coordinata da Jorge Moll: i ricercatori hanno condotto, servendosi di sofisticate scansioni cerebrali, un’analisi del senso di empatia che si genera tra tifosi, scoprendo le aree cerebrali coinvolte nel processo e svelando, per l’appunto, che si tratta delle stesse regioni che si attivano quando si compiono scelte altruistiche o si interagisce con parenti stretti.

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Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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