Le statine, una classe di farmaci usati per trattare la colesterolemia, potrebbero avere avere risvolti positivi contro la neurofibromatosi, una malattia genetica che colpisce un bambino ogni 4.000 nati e può causare disturbi dell’apprendimento, problemi di coordinazione motoria e tumori benigni nel tessuto nervoso. A far ben sperare i ricercatori dell’Università di California di Los Angeles è l’esito degli esperimenti condotti su topi geneticamente modificati, i cui risultati sono stati pubblicati su Current Biology. A causare la malattia, infatti, è una mutazione in un singolo gene che impedisce la produzione di una proteina, la neurofibromina, che controlla a sua volta un’altra proteina, la Ras. L’ipotesi che i farmaci anticolesterolo potessero contribuire a limitare i danni della malattia neurale si basa sulfatto che il funzionamento della Ras dipende dai composti di colesterolo. I topi, manipolati per avere il difetto genetico, sono stati sottoposti a un test visivo. Quando trattati con le statine, la loro risposta agli stimolo era più veloce ed efficace, con un miglioramento di circa il 30 per cento delle abilità di attenzione e apprendimento. La ricerca apre la possibilità di sperimentare l’efficacia del trattamento farmacologico per i disturbi dell’apprendimento nei bambini affetti da neurofibromatosi.