Salute

Storia della medicina, come la malattia è diventata un problema non solo del corpo

In questo breve libretto Jean Starobinski, medico, critico letterario e storico della scienza, tratteggia il percorso culturale e filosofico delle scienze mediche dall’antichità fino ad oggi, mettendo in evidenza come queste si rivolgano non solo alla salute del corpo quanto alle condizioni stesse della nostra esistenza. Nella edizione originale di questo libro sulla storia della medicina, in francese, il testo era corredato da diverse centinaia di straordinarie illustrazioni raccolte da Nicolas Bouvier, a testimoniare le conoscenze e le interpretazioni del corpo e della malattia presso le civiltà che si sono succedute nel tempo, fino ai giorni nostri. Del ricchissimo repertorio di immagini, solo alcune sono riproposte in questa edizione ad accompagnare il testo e illustrano, in particolare, come si siano modificati i saperi sulla fisiologia umana dal Rinascimento in poi.

I testi di medicina indiana, brahamanica e vedica, di medicina mesopotamica, egiziana, cinese e giapponese citati da Starobisnski testimoniano le conoscenze bio-mediche dei popoli che ci hanno preceduto. Alcune idee di fondo permangono ancora oggi, sia pure aggiornate e modernizzate, e guidano tanto i modi individuali di considerare la malattia quanto le relazioni con se stessi, con i terapeuti o addirittura con le divinità. In molte società primitive, infatti, la malattia veniva vista come conseguenza di un peccato, e considerata come la giusta punizione del disordine introdotto in un sistema cosmico interconnesso. La guarigione, di conseguenza, ricollocava il malato nell’ordine costituito, ristabiliva la purezza del corpo sociale. Nel decorso della malattia, interventi divini attivati dalle implorazioni religiose e interventi umani sostenuti da pratiche magiche si alternavano all’uso di un’ampia farmacopea: fin dall’antichità pozioni, pomate, pillole, supposte e inalazioni, ma anche veleni e sostanze nauseabonde erano modalità terapeutiche da proporre caso per caso. A volte i testi antichi, per esempio quelli egiziani, dimostrano interpretazioni anatomiche ben precise e le osservazioni riportate permettono di apprezzare il senso delle diagnosi e delle prognosi che ne conseguono. Altre volte invece, come nell’imbalsamazione, le pratiche sono ritualmente statiche e non fanno evolvere le cognizioni acquisite.

Seguendo il suo percorso storico, Starobinski mette in evidenza le differenti modalità di approccio alla guarigione sviluppate nell’antica Grecia, dalla scuola di Ippocrate di Coo o dalla scuola rivale di Cnido. Nell’analisi della malattia si esplora adesso il complesso sistema di cause che possono averla generata e degli effetti che ne conseguono, con una visione assolutamente naturalistico: nelle Epidemie si nota l’acume e la sicurezza del colpo d’occhio del medico che prevede l’evoluzione del male. Le dissezioni dei cadaveri permettono ai medici greci conoscenze anatomiche accurate fin dal III secolo a.C.; queste conoscenze diventano, nei secoli successivi, patrimonio dei medici di Roma, formati nella scuola diretta da Galeno nel II secolo d.C.

Dopo Galeno, per quasi mille anni le conoscenze mediche dei greci furono approfondite dagli Arabi ma in Occidente, fin dal Medio Evo, le interpretazioni della malattia, e quindi dell’intervento sanitario, si modificano in funzione dei valori privilegiati dalla fede cristiana. La salute dell’anima diventa più importante della salute del corpo, e le pratiche terapeutiche si appiattiscono in un conformismo sostenuto da idee religiosamente immutabili. I cambiamenti concettuali del Rinascimento modificano ancora la concezione dell’uomo e del suo posto nell’universo, si sviluppa un interesse dinamico per la natura che porta all’osservazione minuziosa della fisiologia e dell’anatomia umana. Leonardo, e poi Falloppio, Vesalio e altri anatomisti, ci hanno lasciato disegni sorprendenti e una massa di informazioni preziose su cui si è costruita gradualmente la conoscenza del corpo umano. La concettualizzazione della malattia, però, stenta a cambiare: è ancora una punizione, fa parte dell’intervento divino, o è un evento naturale, mediato dal contagio tra i malati o, come sostiene Fracastoro, è provocata da agenti specifici?

Nel 1600 Cartesio propone il suo modello di uomo-macchina, applicando al corpo vivente le leggi della materia inanimata; ed è facile pensare come queste idee rivoluzionino le tradizionali opinioni sulle funzioni vitali e sulla possibilità di cambiarle, attivando modalità di guarigione (anche meccaniche) per le varie disfunzioni organiche. Gli ospedali smettono la loro prevalente funzione di ospizi e diventano, gradualmente, luoghi in cui il sapere medico trova i suoi fondamenti scientifici. La lezione al letto del paziente e le pratiche autoptiche permettono la formazione di giovani medici e la definizione di nuovi quadri clinici. Alla malattia del corpo si aggiunge, fin dal 1800, la malattia della mente, che modifica ancora la relazione medico-paziente e apre a nuove interpretazioni terapeutiche. Anche la biologia dà i suoi contributi: le ricerche sulla generazione spontanea, la visualizzazione al microscopio di batteri, la trasmissione del contagio e i primi vaccini aumentano le possibilità di cura e intervengono, anche da un punto di vista filosofico, a modificare la concezione stessa di malattia.

Starobinski ci conduce così fino ai nostri giorni, in cui viene data sempre maggiore importanza alle relazioni tra organismo e ambiente, all’alimentazione e alla cura del corpo, all’intervento chimico con la produzione e diffusione di sempre nuovi farmaci che alterano terapeuticamente precisi processi fisiologici. Molte malattie vecchie e nuove, continua Starobinski, sono strettamente legate agli stili di vita, alla difficoltà di adattarsi a nuovi ambienti e alla quantità di nuove sostanze che lo inquinano. La scienza medica non può sostituire la saggezza e garantire a tutti la salute, ma viene fatto di pensare che se anticamente la malattia era vista come conseguenza di una colpa propria, adesso si potrebbe anche pensare che sia una possibile conseguenza di colpe altrui, di chi riversa inquinanti nelle acque e microplastiche ovunque.

Maria Arcà

Maria Arcà ha svolto ricerche in Biologia Molecolare presso l'Università e il CNR di Roma. Dagli anni 70 si è interessata ai problemi cognitivi ed epistemologici dei bambini; ha svolto attività di aggiornamento per insegnanti della scuola di base, ha pubblicato articoli e testi in Italia e all’estero.  Nel 2000, ha partecipato alla Commissione De Mauro per la definizione dei curricoli di scienze e, nel 2012, alla revisione delle Indicazioni Nazionali per il Curricolo.

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