Studiare musica per aver maggior successo a scuola

Considerate spesso ore “cuscinetto”, al pari di quelle di educazione fisica, le ore di musica – che purtroppo in Italia non sono presenti nelle scuole superiori – potrebbero avere un ruolo determinante per i ragazzi, soprattutto per quelli che vivono in condizioni socioeconomiche più disagiate. A dirlo è uno studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychology, che spiega come partecipare attivamente a lezioni di musica porti benefici ad aree del cervello solitamente poco sviluppate in ragazzi più svantaggiati.

La ricerca realizzata da Nina Kraus, direttrice del laboratorio di Neuroscienze presso il Weinberg College of Arts and Sciences della Northwestern University, è frutto di una ricerca pluriennale condotta in collaborazione con la Harmony Project, un’associazione no profit che si occupa dell’educazione musicale per i ragazzi svantaggiati di Los Angeles da oltre dieci anni. Il team di ricerca ha cercato di capire perché gli studenti che partecipano alle lezioni organizzate da Harmony hanno maggior successo in ambito accademico (il 93% dei ragazzi all’ultimo anno è stato accettato al college) rispetto a quelli delle zone limitrofe (il 50% o poco più).

Secondo studi precedenti i ragazzi che vengono da un ambiente socioeconomico disagiato processano i suoni in maniera meno efficiente, in parte a causa dell’ambiente rumoroso in cui vivono, in parte a causa del linguaggio utilizzato da chi li circonda (uso di dialetti e linguaggio non erudito e poco articolato), e per questo sono ad alto rischio di fallimenti accademici. Già in passato i ricercatori avevano dimostrato che studiare musica e suonare uno strumento per due anni consecutivi ha effetti positivi su questi ragazzi. Il motivo? Aumenterebbe la capacità di distinguere le sillabe che hanno un suono simile. L’abilità, molto utile in letteratura, si è dimostrata infatti più sviluppata negli studenti dei corsi di musica.

Questo ha spinto gli scienziati ha cercare la presenza di correlazioni tra il livello di coinvolgimento durante le lezioni e l’attività cerebrale. Per farlo, i ragazzi dei corsi della Harmony Project sono stati seguiti e monitorati periodicamente durante le lezioni di musica. Questo ha permesso di vedere la correlazione tra il coinvolgimento degli studenti e i processi neurali, come spiega la Kraus: “Anche in gruppi molto motivati, piccole variazioni di concentrazione hanno predetto la forza dell’elaborazione neurale dopo le lezioni di musica”.

Gli scienziati, che invece di far compilare test cartacei hanno esaminato la risposta cerebrale attraverso l’utilizzo di elettrodi posizionati sulla testa dei ragazzi, hanno anche dimostrato che a parità di coinvolgimento, gli studenti che suonano sviluppano maggiormente le loro abilità rispetto ai propri compagni. “Il nostro risultato implica l’importanza dell’esperienza attiva con la musica”, sottolinea la Kraus, “attraverso il coinvolgimento con i suoni, i cambiamenti all’interno del cervello sono stimolati”.

Riferimenti: Frontiers in Psychology DOI: 10.3389/fpsyg.2014.01403

Credits immagine:

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here