Non arrivano a pesare un milligrammo, viaggiano alla velocità di 1,9 metri al secondo e decollano con un’accelerazione di 150 g. Le performance delle pulci sono insuperabili, se pensiamo che un caccia F 16 al massimo può ambire a sfiorare 9 g, e per questo sono oggetto di studio da più di quarant’anni. Le ultime, e forse definitive, delucidazioni sulla dinamica del salto degli atletici insetti vengono da un laboratorio di Cambridge e smentiscono tutto ciò che fino a oggi pensavamo di sapere: la spinta proviene dalle “dita dei piedi”, e non dalle “ginocchia”
La conclusione, pubblicata su The Journal of Experimental Biology, è frutto di un anno di riprese con videocamere ad alta risoluzione e osservazioni al microscopio a scansione elettronica. Analizzando le immagini di 51 salti di 10 animali, i due scienziati, Malcolm Burrows e Gregory Sutton, hanno notato che nella maggior parte dei casi le parti delle zampe coinvolte nel salto principalmente erano tre sulle cinque in totale che le compongono (dall’alto verso il basso: coxa, trocantere, femore, tibia e tarso) il trocantere e il tarso, che possono essere identificati in questo caso, per semplicità, rispettivamente nel “ginocchio” e nelle “dita”. In alcuni casi spingevano entrambi contro il suolo per saltare, nel dieci per cento dei casi soltanto i secondi. Si chiesero quindi se effettivamente il contributo del trocantere fosse fondamentale.
Sembrerebbe non esserlo, per due ragioni: gli insetti continuano ad accelerare nella fase di decollo anche quando “il ginocchio”, non spinge più; inoltre gli esemplari che utilizzano solamente i tarsi raggiungono la stessa accelerazione degli altri.
Il sospetto dell’inutilità del trocantere per la riuscita del salto viene anche dalle immagini del microscopio a scansione elettronica. Dove si vedono chiaramente alcuni minuscoli artigli presenti su tibia e tarsi, ma non sul trocantere, che quindi dovrebbe avere più difficoltà ad aderire al suolo. Per la prova del nove i due biologi si sono rivolti a un modello matematico che simulasse la traiettoria del salto nelle due ipotesi.
Ebbene solamente nel caso dell’uso del tarso il computer ha fornito previsioni realistiche. Considerando anche il contributo del trocantere, infatti, i calcoli portavano a un’accelerazione esagerata di 2.200 g smentendo definitivamente l’ipotesi finora più accreditata. Il mistero sembra risolto: le pulci puntano i piedi per decollare.
Riferimenti: The Journal of Experimental Biology doi: 10.1242/jeb.052399
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