Salute

Covid-19 ai tempi di Omicron, quando fare il tampone

Vai all’aggiornamento del 4 gennaio: Sintomi Omicron, quarantena, tamponi: le nuove regole per vaccinati e guariti


In un momento di revisione delle tempistiche della quarantena dei contatti stretti di positivi a Covid-19 e in vista della corsa ai tamponi per Capodanno e per i nuovi giorni di festa, ricordiamo quando è opportuno e si deve effettuare il test e quando invece farlo è una scelta personale, che include un certo margine di imprecisione:

  1. Il tampone per chi ha sintomi
  2. I contatti stretti e i contatti a basso rischio
  3. Chi non ha sintomi e non ha avuto contatti
  4. Con che tempi fare il tampone

Il tampone per chi ha sintomi

Chi ha sintomi riconducibili a Covid-19, da febbre a tosse, da raffreddore a mal di gola, e ancora dolore muscolare, stanchezza e fiato corto (qui un vademecum del ministero della Salute), deve subito contattare telefonicamente subito il proprio medico, il pediatra o la guardia medica.

Sarà l’esperto a guidare il paziente e indicargli probabilmente di sottoporsi al tampone, possibilmente molecolare che soprattutto per omicron è più accurato (laddove non reperibile, anche antigenico rapido) per accertare o escludere la positività al coronavirus. Se positivo (se con il rapido dovrà comunque confermare la positività con un molecolare) entrerà in isolamento per almeno 10 giorni dalla comparsa dei sintomi e potrà a quel punto ripetere un tampone (molecolare o rapido) se senza sintomi da almeno 3 giorni. Se il tampone è ancora positivo si consiglia di ripeterlo circa 7 giorni dopo.


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I contatti stretti e i contatti a basso rischio

Il quadro e le norme cambiano per chi non ha sintomi ma ha avuto un contatto ravvicinato con una persona positiva. I contatti stretti – tutte le casistiche sono chiarite sulla pagina del ministero della Salute aggiornata al 30 novembre 2021 – anche se senza sintomi devono rivolgersi al proprio medico, che allerterà le autorità competenti per disporre la quarantena. 

Secondo le norme ancora valide il 28 dicembre 2021, nel caso di un contatto stretto con una persona positiva, bisognerà osservare un periodo di quarantena di almeno 7 giorni se vaccinati (con ciclo vaccinale concluso da almeno 2 settimane) e 10 giorni se non vaccinati. 

In certe circostanze, dopo qualche giorno dal contatto, può essere consigliabile fare il tampone, ma sempre secondo le indicazioni del medico. Il tampone serve per accertare o escludere la positività. Tuttavia, anche un test negativo non esime dalla quarantena. Anche qualora non si riuscisse a effettuare un tampone, la regola prevede di rimanere a casa per 7 o 10 giorni, alla fine dei quali si deve invece fare il test (molecolare o antigenico rapido) che dovrà risultare negativo.

Per chi ha avuto un contatto a basso rischio (meno di 15 minuti, senza stretta di mano ecc.) con una persona positiva le regole sono ancora diverse. Non è obbligatorio sottoporsi a un tampone, ricordando che, se invece appaiono sintomi, valgono le indicazioni elencate sopra. Se il contatto a basso rischio è asintomatico non dovrà entrare in quarantena, sia se vaccinato sia se ancora non immunizzato.

Chi non ha sintomi e non ha avuto contatti

C’è poi chi intende sottoporsi a un tampone in vista delle feste per poter incontrare familiari e amici con un po’ più tranquillità. A questo proposito, però bisogna ricordare che un test negativo non deve far allentare la guardia. Riguardo alla variante omicron, infatti, secondo uno studio preliminare i test antigenici rapidi – quelli che troviamo più facilmente – potrebbero perdere di sensibilità ed essere meno accurati. 

La ricerca, condotta dall’università di Ginevra, non è ancora peer reviewed ma disponibile in pre-print su medRxiv. Inoltre il tampone fotografa un istante preciso, quello del test, mentre potremmo sviluppare la positività (e anche eventualmente i sintomi) anche poco dopo. Insomma, se possibile, bisognerebbe sempre mantenere le altre misure, quali mascherine, distanziamento e lavaggio frequente delle mani.

Con che tempi fare il tampone

In generale, se si hanno sintomi è bene fare il tampone (molecolare, se possibile) nel momento in cui appaiono. L’indicazione può essere quella di ripeterlo, se negativo, dopo circa 2-3 giorni dalla loro comparsa. Questo perché, come si legge in uno studio sulla rivista Epidemics, il picco della carica virale si osserva dopo 2-3 giorni dall’inizio dei sintomi. 

Non è strano che i tamponi rapidi diano esito negativo anche se sono appena apparsi i sintomi. Di solito, infatti, come si legge su the Bmj, l’antigene virale viene rilevato dal tampone rapido 1-2 giorni dopo la comparsa di queste manifestazioni. 

Nel caso di persone asintomatiche entrate in contatto con un positivo, le regole sono un po’ diverse. In generale il picco della carica virale si manifesta giorni dopo l’esposizione. Come si legge sempre su the Bmj, nel caso di tamponi rapidi i falsi negativi si presentano soprattutto nei primi 5-7 giorni dal contatto. Dunque è bene attendere questo tempo – in cui si è comunque in quarantena, in presenza di un contatto stretto – prima di effettuare il tampone o comunque di ripeterlo.

Su Twitter nei giorni scorsi Claudio Baccianti, project manager del think tank Agorà Ew, ha riportato all’attenzione uno studio pubblicato a novembre su Eurosurveillance e relativo a una comparazione dell’efficacia di segnalazione di 122 tipi di tamponi, effettuato in Germania tra settembre 2020 e aprile 2021.

Via: Wired.it

Credits immagine: Annie Spratt on Unsplash

Viola Rita

Giornalista scientifica. Dopo la maturità classica e la laurea in Fisica, dal 2012 si occupa con grande interesse e a tempo pieno di divulgazione e comunicazione scientifica. A Galileo dal 2017, collabora con La Repubblica.it e Mente&Cervello. Nel 2012 ha vinto il premio giornalistico “Riccardo Tomassetti”.

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